2014 | Lettera a un sogno
Wilmen di Renzo
Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.
Savignano sul Rubicone, 5 Giugno 2014
Signora Normalità, sei stata accantonata senza rimpianti e quasi nessuno si prende la briga di cercarti per una possibile collocazione. Anche il buonsenso, al quale solevi accompagnarti, sembra evaporato. Nell’era più sfrenata della comunicazione di massa, sotto l’impero dei telefonini, sempre di nuovissima generazione, è oramai una consuetudine “messaggiare per messaggiare” grazie ad una conquistata libertà che ha fatto fuori qualsiasi regola, non solo grammaticale. Nella guerra di liberazione da maiuscole, congiuntivi e condizionali, la televisione è il rumore di fondo che azzera il pensiero di chi si ritrova con i medesimi gusti, le stesse esigenze, le identiche aspirazioni. Mentre nelle palestre si gonfiano i muscoli dei giovani di belle speranze, l’estetica si è messa a rincorrere canoni improvvisati sotto il vessillo della crociata contro le rughe. Mi piacerebbe, cara Normalità, che in questo inizio di terzo millennio reclamassi i tuoi diritti spiegandoci che non serve essere belle a prezzo di labbra levitate, sguardo firmato bisturi e guance con la rotondità da estrazione dentale. Ignorati i comandamenti delle riviste patinate è normale invece guardarsi allo specchio, e pretendere di riconoscersi per quello che siamo. Anche nelle imperfezioni da sfumare e valorizzare con la magia del trucco in cui ogni donna è maestra. Ci sarebbe molto da dire anche sul bikini al mare ormai una divisa, sull’abbronzatura al quarzo e sugli altissimi tacchi, quota 12, che regalano l’andatura traballante e attirano l’attenzione degli ortopedici. Gentile signora, ricordaci che è normalità provare nostalgia di un profumo, persino se i nostri gusti sono cambiati, come pure cercare vecchi sapori nella credenza abbandonata. Normale è entusiasmarsi, entrando in un negozio, per un abito nuovo più stimolante di una seduta dallo psicologo. Svegliarsi al mattino e fare colazione, alla faccia della dieta, con pane, burro e una spolverata di zucchero, può essere una deliziosa eccezione. Normalità è insegnarlo da nonna ai nostri nipoti. Andare in brodo di giuggiole e soffrire partecipando in prima persona, magari con qualche velleità di protezione, alla vita di figli e nipoti è semplicemente normale. Così normale da far dimenticare che ognuno deve, saltando gli inevitabili ostacoli, sbucciarsi le ginocchia prima di rialzarsi. Normalità è sentire il cuore che batte per qualcosa che pensavamo avere dimenticato, e non far nulla per allontanare la tentazione. Normale è conoscere la paura senza rassegnarsi a prenderla per mano. Normale è voler vivere ancora e pensare di non averne il tempo.
Ritorna, dimenticata Normalità! I tuoi mille volti e le infinite aspettative sono il bello della nostra favola.
