2019 | Lettera alla mia città
Tiziana Delsale
Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.
Sono così, papà: guardami.
Mamma dice che indosso e conduco a spasso il suo corpo di ragazza, cioè di quando lei era una modella. Il volto mi viene da te, babbo caro, con carezze di sorriso sulle labbra e con occhi gai, ridenti; dai, su, dai, sono come proferivi tu: «lumi con brillio di stelle». Ho tanti capelli che potrei avere già lunghi sino al se..re, che, a detta dei raga, pa’, è da urlo; ma non esiste, io, i capelli li ranzo, li acconcio corti per assomigliare ancora di più a te.
Ha un compagno, mamma. È colto, raffinato e mi vuole bene. Tanto. Mi abbraccia se strizzo gli occhi per i miei pulviscoli di melanconia. Sono cresciuta e maturo ascoltando la tua voce che ripete le stesse cose, contemplando le tue immagini che mai ti invecchiano; io, invece, pa’, sono diventata grande. Oggi ho l’alloro in testa e un bouquet di piccoli fiori variopinti in mano. Sì, babbo, è il giorno della mia laurea conseguita con il massimo dei voti: riservo 110 per me, la lode la dono a te che hai contribuito a darmi la vita, anche se eri già un matusa, e sei andato via quando ancora mi portavi sulle spalle.
Mi manchi, babbo. Non scruto il cielo, non alzo lo sguardo per cercarti chissà dove; abbasso il mento fino a toccare lo sterno. Ho ciglia chine, ora: esse coprono i miei occhi che rivolgo al dentro: è lì! che sempre ti trovo, papà. Mi incoraggi, mi sostieni; tuttora porti a cavalluccio la mia vita giovane, intensa, frenetica e non ti stanchi mai. È una gara, la vita; domani forse diverrà un combattimento, non si può sapere; ma sarà comunque una cosa bella da sperimentare, nell’attesa del nostro feekin! fantastico! riabbraccio.
Per sempre,
la tua piccolina
