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2019 | Lettera alla mia città

Simone Rocchi

Lettera vincitrice nella categoria Lettera a tema libero e Premio speciale Writing the distance.

Ciao Mamma,
lo so, avrei fatto prima a chiederti di sederti al tavolo con me.
Magari una di quelle volte in cui papà esce sul terrazzo a fumare, io me ne sto seduta a bere il caffè e tu armeggi ai fornelli o al lavello e pulisci dello sporco che io nemmeno vedo. Una delle tante occasioni in cui io e te siamo distanti solo pochi passi ma mi dai le spalle. E a me sembra che tra noi ci sia una parete in plexiglass, di quelle che ti permettono di vedere tutto ma che fanno rimbalzare all’indietro ogni parola.
Ma non è mai successo.
Non ci sono mai riuscita: io non ti ho chiesto di ascoltarmi e tu non ti sei mai voltata.
Mi piacciono le donne. E tu lo sai. Per anni non avrei voluto fare altro che urlarti contro, strapparmi quel macigno che mi pesa sullo stomaco e si prende tutte le sensazioni belle e scagliartelo contro; gridare, con le finestre spalancate, che non ero malata, non avevo la peste, che ero sempre io.
Ora, invece, vorrei solo dirti che non serve a niente che siamo tutte e due meno felici.
Che non cambia niente.
Che ti voglio bene.
Che papà non riesce a non fumare per quindici minuti ma da anni mi accarezza come prima.
Che non è colpa mia.
Che non è colpa tua.
Che non è una colpa.

Io ora non vivo più lì.
Ma tu voltati per favore. Dai.

Emma

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