2018 | Lettera a chi ha cambiato la mia storia
Silvia Papetti
Lettera finalista nella categoria Lettera dal cassetto.
Settembre 1998
Carissima Gegi,
ti scriviamo questa lettera perché vogliamo farti conoscere alcuni momenti stupendi che la vita ha riservato ai tuoi genitori. Ad esempio circa 7 anni fa, io e papà pur essendo felici, sentivamo che ci mancava qualcosa di importante, di essenziale, che completasse e desse un senso alla nostra unione: un figlio, maschio o femmina che fosse non aveva importanza. Quando ci siamo resi conto che stavi per arrivare la nostra felicità era al culmine, cosa potevamo volere di più? Sai forse sei ancora piccola per capire cosa voglia dire per due persone aspettare un figlio, che senso di felicità possono provare, ma ti auguriamo quando sarai grande di essere fortunata quanto lo siamo stati noi.
Nei nove mesi che hanno preceduto la tua nascita, avevamo anche tante preoccupazioni del tipo: “Speriamo che sia sana, speriamo che non prenda il mio naso, speriamo che… speriamo che…” Quanti “speriamo che” abbiamo detto ma quando ti abbiamo visto ti abbiamo guardato e la gioia, la felicità, la voglia di portarti a casa è stata indicibile e non esisteva più nessun “speriamo che”.
Quante emozioni ci hai fatto vivere: il tuo primo sorriso, i primi dentini, la prima parola, i primi passi, tutte le scoperte che facevi ogni giorno. Per te era tutta una novità e davanti ai tuoi progressi anche noi scoprivamo il mondo un’altra volta. Sono passati così circa 3-4 anni ed è arrivato il momento di portarti alla Scuola Materna dove avresti cominciato a vivere con gli altri bambini e imparato a fare tante cose, giochi, disegni. Ricordi la tua prima recita? Sul palcoscenico ballavi e recitavi emozionatissima e a spettacolo finito hai fatto un lungo sospiro come a dire: “è andato tutto bene” e noi in sala forse eravamo più emozionati e commossi di te.
Poi è arrivato il momento di andare alla Scuola elementare e farti nuovi amichetti e imparare a leggere e scrivere e sono cominciate le prime piccole difficoltà poi superate. Quanti momenti belli abbiamo vissuto insieme, ti ricordi ad esempio quando hai imparato ad andare in bicicletta? Ti tenevo la sella mentre tu pedalavi finchè ad un certo punto hai perso l’equilibrio e stavi cadendo e ti ho afferrata al volo alzandoti in alto e in quel momento ci siamo guardate e la paura ha fatto il posto ad una grande risata e ci siamo abbracciate felici. Per frenare non usavi i freni ma andavi contro i marciapiedi.
Quando frequentavi la Scuola Materna abbiamo notato che ti piaceva disegnare. Venivi a casa ogni giorno con i disegni che avevi fatto, e con la tua fantasia ci spiegavi il significato. Erano bellissimi e li abbiamo raccolti in una cartella che continua a crescere in quanto continuiamo ad aggiungerli tutt’ora. Ti ricordi il primo disegno della famiglia Rozzino? È appeso in cameretta con il corpo rotondo, braccia e gambe lunghe, occhi rotondi, naso a patata. Ogni volta che entro nella tua cameretta mi scappa un sorriso. Le figure che disegni più spesso sono i tuoi amichetti e spieghi: “Questa è Martina, questa sono io, vicino a me c’è Amanda e Sara, Laura è questa con i capelli lunghi neri”.
Sotto i nostri occhi, ci sembra ieri che eri in fasce ed ora sei già una bambina che legge, scrive, che esprime delle opinioni e a volte contesti quello che ti si dice.
Cara Gegi, cerca di crescere (non troppo velocemente) assaporando le cose belle che la vita riserva e sii felice per quello che sei, per quello che hai e non farti attirare dalle trappole che purtroppo ci sono.
Ti vogliamo bene bene bene,
i tuoi genitori, Silvia e Carlo
