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2018 | Lettera a chi ha cambiato la mia storia

Silvia Morotti

Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.

8 luglio 2018

Ti nasce una bambina, mia dolce, mia volata via, mia sfuggita in un’estate, l’estate in cui finirono le lettere e i disegni colorati e le parole dentro i portoni, le parole notturne, noi quattro, i fidanzati, le due, le tre di notte, davanti alle fette di cocomero, nelle casine estive, sulle colline di questo paese, che a me sembrava piccolo e chiuso e noioso, questo paese che ti rendeva allegra, tu, del Nord, tu, con il cuore a Sud, tu che odiavi la nebbia e la neve, tu che “io rinasco” mi dicevi, quando scendo in Versilia, e litigare solo sulla politica, il fidanzato di destra (il tuo), il fidanzato di sinistra (il mio) e noi, tu, un po’ a destra e io, un po’ a sinistra, ma a noi, a me e a te, in fondo che importava dei principi, delle idee, a noi piaceva parlare dei romanzi e cantare le canzoni in bicicletta, tu, più distratta di me, di me, la distratta, tu che cadevi sempre, più di me, che cadevo sempre, e quella volta che avevi perso la voce, e quella volta che il pazzo del paese voleva misurarti la vita con una corda, e quella volta che mia madre non mi aveva mandato e tu andasti sui monti e ti perdesti con gli altri, e la tua voce che a mio padre sembrava strana, la tua voce che io amavo tanto, perché era una voce buona, una voce allegra, una voce sempre dolce anche quando eri pensierosa e ti toccavi i capelli, qualche anno lunghi sotto le spalle, altre volte cortissimi, li avevi tagliati anche quell’estate, “stava benissimo” disse lui, “stava benissimo” quel maledetto giorno, i capelli così corti, da maschio, su quel viso così femminile, e ti eri comprata le scarpe da montagna, e avevi fatto finta di metterti in croce pochi minuti prima, e lui, lui ti aveva fatto delle foto ed avevate riso e poi c’era lo sterco delle mucche, “lo sterco, capisci” mi ripeteva lui disperato molte notti dopo, e c’era il sole alto nel cielo ed era il sole di un mezzogiorno di luglio, e dove era passata lei, prima, diceva lui, prima era passato un bambino, ma lei, tu, mia dolce amica, tu sei caduta, “non l’ho mai raccontato a nessuno”, diceva lui e piangendo raccontava, e io non volevo piangere per rispettare il suo dolore, ma ti vedevo in fondo a quel burrone, ti vedevo poi fasciata, ti vedevo poi di nuovo viva, e non capivo, come quella notte, quando mi dissero “è successa una cosa terribile”, e mio padre mi parlava del vaso del dolore e della gioia che ci si infila dentro, e io non capivo, e ti vedevo, e vedevo le tue lettere colorate, e sentivo la tua voce, e io credevo di essere forte, perché io avevo perso mia madre, mia madre mi aveva lasciato molto prima, e io credevo di poter sopportare tutto, ma invece non capivo, e non ti avevo nemmeno salutato bene, “non salutarmi” me lo avevi detto tu, non salutarmi, tra poco ci rivediamo, e invece sono salita io su, ma non ti ho trovata, e c’erano annunci con il tuo nome e l’età aumentata (il tuo compleanno mancato di qualche mese), e c’erano perfino gli scout, e tua sorella, lei parlava come se tu fossi sempre lì, tua sorella, lei mi strappava il cuore, tua sorella era una ragazzina e rispondeva al telefono e diceva che credevi, ma non eri praticante e che sì la messa ci voleva, tua sorella aveva dei braccialettini che avevate comprato insieme, di legno colorato, e io li guardavo sul suo braccio esile, li vedevo oscillare, pensavo a voi mentre li sceglievate, vedevo lei ora e tu divenuta il dolore dei suoi occhi, tu, così dolce, così radiosa, e tua madre e tuo padre, la montagna ci ha tradito, diceva lui, la montagna tradisce, e ha tradito te che amavi il mare, gli ombrelloni, i piccoli paesi chiusi nell’entroterra dove il mare arriva comunque, e ora, questa bambina, dentro questa piccola sorella che è divenuta una donna, questa piccola sorella che ti ama, e ti nasce una bambina, e tu lo sai già da sempre, di sicuro, ma io, mia dolcissima amica, io ho voglia di dirtelo come se tu non sapessi nulla, anzi voglio scrivertelo per lettera, questa lettera che ricomincia stasera, stasera che ho saputo che c’è una piccola bambina, dal viso delicato, che tiene la mano sulla fronte e si muove, si muove dentro qualcuno che ti ama.

Silvia

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