2018 | Lettera a chi ha cambiato la mia storia
Roberta Brioschi
Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.
Le tue parole, ad un giornalista che non sa nulla di te, mi hanno colpito duro. Ho ascoltato il tuo dolore senza esserne certa di comprenderlo fino in fondo. Sono le lacrime di una madre, lo so, le conosco, le stesse che rigano il viso di tutte le madri del mondo quando soffrono per i propri figli, per i figli di tutto il mondo.
La scoperta di una vita che non conoscevi, che neppure lontanamente immaginavi, di un figlio lontano che non sentivi mai e che non ti ascoltava, la tremenda consapevolezza, in fine, di essere la madre di un terrorista. Così ora chiamano il tuo ragazzo e tu non lo vedi, non ci credi, non lo riconosci e continui ad amarlo. Crollano le tue braccia nel vano tentativo di accogliere il dolore inconsolabile di altre madri, questa volta vittime, non hai gesti, parole né lacrime sufficienti per loro, a loro offriresti la tua vita e la tua immensa disperazione.
Ma un figlio resta davvero un figlio per sempre? E una madre, una madre quante volte deve sentirsi trafiggere il cuore? Si chiudono i tuoi occhi nell’ultimo tentativo di rivederlo bambino: la sua mano nella tua a condurlo per una strada che non imparerà e che non ha potuto salvarlo. Stringi forte i pugni nel disperato tentativo di farti capire, di farti perdonare una colpa che non hai ma che ti ha strappato la vita con la stessa potenza delle bombe. Per il tuo dolore nessuno poserà un fiore o accenderà un cero, più facile che incontrerai occhi cattivi e brutte parole, ti caricherai tutto addosso, accetterai per lui, per tutto il tuo amore di mamma esploso con la stessa terribile violenza di quella sera, su di un ponte, a Londra.
Abbi cura di te. Roberta
