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2020-21 | Lettera alla scuola

Raffaella Villa

Lettera vincitrice nella categoria Lettera di un'adozione.

Care maestre,

siete ancora vive?!

Ora siete in vacanza, come i nostri ragazzi, dopo quest’anno scolastico così particolare e intenso, “incoronato” da nuove modalità didattiche a distanza. Tutti insieme abbiamo collaborato, scaricato dai PC, studiato, fotografato, inviato, spesso anche inveito, ma mai mollato. Siamo una squadra vincente! Costruita nel tempo, da quella lontana prima elementare di 4 anni fa, quando noi genitori, il primo giorno di scuola, più emozionati dei nostri figli, abbiamo versato qualche lacrimuccia affidandoli a voi, ai vostri insegnamenti e al vostro cuore. Vi siete guadagnate il ruolo di nuovo punto di riferimento per loro, dopo i genitori. E per noi due, genitori di un bambino di 10 anni, adottato 4 anni fa, il vostro valore è ancora più evidente.Un terremoto. Mai fermo, neppure coi pensieri. Con una gran voglia di colore, di allegria, di vita, di famiglia, di affetto. Ci siamo conosciuti pian piano, ci stiamo ancora conoscendo. Con molta pazienza impara a fidarsi di noi e ad affidarsi a noi, ma quanta paura di una nuova delusione nei suoi occhi! Quel senso di voragine allo stomaco, che neppure lui capisce perchè ci sia, ma c’è, gli fa male. E allora via con corse, giochi, risate, esuberanza per non pensare, per riempire di rumore quel buco nero subdolo e silenzioso. Lo stesso fa con voi, Sante Maestre! Vi travolge, vi domanda, vi riversa addosso il suo entusiasmo e voi, con tanta pazienza mentre spiegate la fotosintesi clorofilliana, consolate per un 7- in inglese, disinfettate un piccolo taglietto sul dito, riponete pastelli negli astucci, avete ancora la forza di guardare negli occhi il nostro piccolo terremoto e di spiegargli con dolcezza che no, non si tirano le trecce alla compagna di banco perchè non ti ha suggerito nella verifica di matematica! E riuscite pure a condurlo da solo alla soluzione delle moltiplicazioni con i numeri decimali, perchè lui, le cose le sa, è che non crede in se stesso. Voi siete la sua certezza. Perchè credete in lui.

E quanto siete state brave quando lo avete lasciato piangere. È bastato strimpellare una melodia durante le prove del saggio di Natale.

Sol la sol. Tre note.

Attivazione immediata di un ricordo doloroso che pensava sepolto.

Resiste. Ci prova, almeno. No, niente da fare… Di corsa si rifugia in un angolo della classe, non vuole che il dolore lo trovi. Ma non funziona. Le lacrime arrivano improvvise come un’onda anomala, non le può fermare. Il dolore dell’abbandono finalmente trova una strada e può permettersi di mostrarsi anche a scuola. Perchè i suoi compagni gli vogliono bene, lo capiscono ora, la maestra è il suo argine. “Piangi, sfogati, butta fuori tutta quella tristezza che ti attanaglia l’anima”.

Le due ore di musica sono trascorse così. Non volava una mosca. I suoi compagni partecipavano solo con gli occhi e con il cuore al suo dolore. La bidella, passando nel corridoio, stupita da quel silenzio inusuale in una classe, percepiva soltanto singhiozzi e dolci carezze sussurrate.

Non mi avete chiamato, care maestre; sapevate cosa fare, cosa era giusto per lui.

All’uscita da scuola ho visto uscire il mio cucciolo-terremoto con uno sguardo nuovo. I suoi compagni, intorno a lui a proteggerlo, stretti stretti, erano la coda di una cometa. Lui, la loro stella.

Ha dormito tutto il pomeriggio, esausto. La sera, a cena, mi ha fatto trovare un biglietto sotto il piatto: c’era scritto: L’AMORE VINCE SU TUTTO E TUTTI, con la sua scrittura ancora incerta.

Stavolta, ho pianto io. Com’è contagioso, l’Amore…

Buone vacanze, maestre. Le vostre sono davvero meritate!

Una mamma riconoscente

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