2014 | Lettera a un sogno
Pierluigi Tamborini
Lettera finalista nella categoria Lettera a un sogno.
Caro signor Sogno,
I HAVE A DREAM, io ho un sogno. Mi permetto di darti del tu, anche se non ci frequentiamo da diverso tempo. Le mie notti sono praterie vuote, autostrade oscure, senza nemmeno il conforto della luna. In realtà viene a spesso a trovarmi tuo cugino, il signor Incubo. Qualcuno dice che succede perché la sera mangio troppo. Ma non scherziamo, che volete che sia un po’di polenta con il baccalà ed una generosa peperonata. Che sia colpa delle lumache con le verze?
Fatto sta che il signor Incubo è una presenza costante e invadente e devo dire che non mi è a atto simpatico.
I HAVE A DREAM, io ho un sogno. Voglio vincere, per una volta. E detto da me che di vincente ho soltanto il nome, è tutto un programma. È vero, sono cresciuto con la cultura della sconfitta e devo dire che mi sono trovato anche bene. Tutto è cominciato con Ettore, il povero cristo che lottava per difendere la sua città. Che uomo, altro che Achille, quello della serie ”ti piace vincere facile”. Quanto più affascinante era l’altro, costretto a sbattersi al meglio con buona parte degli dei che dal loggione gli tifava contro. E che dire di Leonida e dei suoi Trecento. Gente con gli attributi, sconfitta soltanto dal tradimento e dal numero dei nemici. Da allora è stato tutto un crescendo. Nelle varie competizioni, sportive e non, mi piaceva piazzarmi secondo. Il posto d’onore, lo chiamano. Suona bene, ha una nobiltà tale che il vincitore, tanto per restare in tema, può soltanto sognarsi.
I HAVE A DREAM, io ho un sogno. E non sto parlando di sconfiggere il ragionier Tizio, che mi batte sempre a scacchi, o il geometra Caio, che mi strapazza a tennis, o il cavalier Sempronio, che mi ridicolizza alle carte. Parlo di una battaglia vera, l’unica che mi resta. Il più bello dei mari è quello che non navigammo, dice il poeta. Il mare che mi sto apprestando ad affrontare ha i contorni sconfinati di un oceano che prepara la tempesta perfetta. E questa volta non posso tirarmi indietro. Sto parlando del male oscuro che mi sta divorando, di una battaglia che non posso permettermi di perdere e nemmeno di pareggiare. Stavolta conta soltanto la vittoria.
I HAVE A DREAM, io ho un sogno. Voglio vincere, devo vincere per potere andare avanti, anche se fosse soltanto per continuare a perdere. Mi puoi aiutare? Potresti per favore realizzarti?
Immagino già la tua obiezione. Se ti realizzi poi non esisterai più. Ma non ti devi preoccupare, non sei l’unico, la verità, come ben sai, sta in mille sogni. Dietro di te c’è una vasta schiera pronta a prendere il tuo posto. Non c’è cosa più deprecabile sulla faccia della terra di un uomo che sia privo di sogni. Lo so che detto da uno che di vincente ha soltanto il nome, può suonare strano, ma è così. Non voglio andarmene per sempre senza avere lottato no in fondo e, proprio perché non sono abituato, ho veramente bisogno di qualcuno che mi sostenga anche soltanto dicendomi “Che la forza sia con te”.
I HAVE A DREAM, io ho un sogno e te l’ho raccontato in questa lettera. Sta a te raccogliere la mia richiesta di aiuto.
Ma sono sicuro che non mi deluderai. Stasera me la cavo con un brodino e ti chiedo un ultimo favore. Quando verrai a presidiare il mio sonno se incontri tuo cugino, il signor Incubo, digli di stare lontano dalle mie notti. La sua presenza è assillante, fastidiosa, e onestamente, poco professionale.
Grazie ancora, a nome di tutti i perdenti, tuo Vittorio
