2013 | Lettera di scuse
Pierluigi Tamborini
Lettera finalista nella categoria Lettera di scuse.
Gentilissima signorina Lia,
è con malcelato timore che mi accingo a scrivere questa lettera, ma alla fine capirà che non potevo veramente farne a meno. Se non le ho scritto fino ad oggi è soltanto per paura, non delle conseguenze, perchè alla mia età la paura è diventata un’amica, ma della delusione che senz’altro questa mia le creerà.
E allora perchè farlo, si chiederà. E’ necessario mi creda, perchè arriva sempre un momento nella vita in cui bisogna chiudere i conti. Con se stessi prima che con gli altri. So che questa lettera le provocherà dolore, ma è giusto che la verità venga a galla. Anche lei in tutti questi anni ha vissuto in una realtà inesistente.
Aspetti, cara Lia, prima di cestinare queste parole lasci che mi spieghi e che mi presenti. Mi chiamo Paolo e so che questo nome non le dirà niente, ma se le dico che tutti mi chiamano Paolino e che sono il suo fedele postino da più di trent’anni allora la faccenda è diversa. Sì, lo so che adesso sarà ancora più stupita.
Ci saremo scambiati sì e no cento parole in trent’anni, ma a lei ne ho scritte almeno centomila in tutto questo tempo. Come è possibile? E’ possibile, mi creda.
Ed è per questo che le scrivo, per chiederle perdono. Da trent’anni è innamorata di un fantasma, un uomo che esiste soltanto nella sua fantasia, un uomo visto soltanto in fotografia: Ivan. Prima una corrispondenza da amici, poi la passione, ma lui ha sempre trovato il modo di non incontrarla di persona. So che si è chie- sta mille volte il perchè ed io sono qui a spiegarglielo. Che spreco, una donna così bella persa dietro ad un marinaio poeta. Ma se il poeta non si è mai fatto avanti è soltanto per il suo aspetto fisico. Si sarebbe mai innamorata di un individuo piccolo e francamente brutto o non avrebbe, come ha fatto, perso la testa per un bell’uomo che però, guarda caso, si faceva scrivere ad un fermoposta.
Hai capito adesso Lia?
Sono io il Cyrano di turno, soltanto che stavolta non c’è nessun Cristiano da mandare avanti. Ivan non esiste, è la foto di uno sconosciuto. Ogni mese portavo una sua lettera proveniente da un porto diverso, grazie alla compiacenza di un conoscente. Mi ricordo con che occhi adoranti la ricevevi dalle mie mani.
Anche l’ultima, che ti ho consegnato pochi minuti fa. Poi tornavo a non esistere, c’era soltanto Ivan. E c’è ancora, vive in tutte le parole che ho scritto e che sto scrivendo ora. Su questo, credimi, non ti ho mai mentito. E’ mancato il coraggio, non l’amore. E se mi sono deciso a riverlare la verità non è per creare dolore, ma per chiedere perdono per un inganno che non avrebbe mai voluto essere tale.
Oggi è stato il mio ultimo giorno di lavoro. Mi hanno appena comunicato che ho un appuntamento abbastanza prossimo. Una signora mi aspetta, una signora che non guarda in faccia a nessuno. Per questo, prima di allontanarmi in sua compagnia, ho deciso di farmi avanti con il mio vero nome. Ivan non scriverà più, non che non voglia, ma perchè nel luogo dove è diretto le poste non ci sono. Mi piace però pensare che un giorno, come dice un bellissimo film, ci incontreremo di nuovo come due nuvole d’oro nel vento.
E sarà in un luogo dove nessuno potrà mai dire “è mancato il coraggio, non l’amore”.
Tuo Ivan
