2016 | Lettera a un artista
Pasquale Runfola
Lettera finalista nella categoria Lettera a un artista.
Caro Giovanni (e poi Ti spiegherò quanto mi sei caro), mi hai fregato.
Ti sei presentato con l’espressione di un cane bastonato, approfittando del nome di un amico che, rispetto a Te, conosco molto bene e da anni. Sei entrato in casa mia accolto come faccio sempre con tutti: con la disponibilità e il sorriso. Sei stato bravo, non c’è niente da dire. A tuo modo sei un vero artista, di quell’arte che in Italia oggi inizia ad essere patrimonio di molti: la truffa. L’ ho provato a spese mie, e oggi sono qui a scriverti per dirti che non mi piacciono quelli che Tu in questo momento immagini essere i tuoi piccoli capolavori. Ti piace andare in giro per fare la parte del povero disgraziato, senza un minimo di pudore nel citare terribili malattie personali o difficoltà economiche, naturalmente sempre per colpa di qualcun altro. Sai essere simpatico e, da vero artista, applichi la tua tecnica con maestria; all’inizio sei spesso presente, prospettando – nonostante tremendi problemi familiari – grandi e importanti iniziative professionali che dovrebbero riscattarti di fronte a chi ti vuole male. Se i tuoi genitori sapessero come usi la loro salute per raccattare compassione in giro, penso che da parte loro non ti compatirebbero, ma morirebbero di dolore per la tua spregiudicatezza. Ma Tu, da vero artista, vivi solo per Te e per le tue esigenze, disinteressandoti degli altri, anche delle persone che dovrebbero esserti più care. Sei un artista beffardo: invece di creare opere, generi malefatte che – purtroppo – non resteranno e scompariranno con Te nell’anonimato, forse il destino più crudele per uno che vorrebbe sentirsi un artista. All’inizio, appena mi sono reso conto di essere stato una delle vittime della tua particolare forma artistica, è sorta una rabbia tanto forte da tirare fuori la parte più cattiva di me. Sappi però che quello che ha fatto più male non era la voglia di riuscire a incontrarti per esprimerti tutto il disprezzo che ho nei tuoi confronti, ma sentire tradita la mia fiducia, che è una qualità che Tu non conosci per nulla, e che spero di poter mantenere nei confronti di persone migliori di Te. Poi però a me la rabbia passa in fretta, perché alla fine so bene di non essere un fenomeno, ma un uomo sincero e onesto. Quello che invece rimane è la consapevolezza della tua meschinità: la tua arte, Caro Giovanni, mi fa pena. E’ giusto scrivertelo: sei un mediocre che fa pena. Mi sei “caro” solo – ed è una battuta – per il fatto che mi sei costato qualcosa economicamente; ma i soldi vanno e vengono, mentre Tu resti sempre e solo un misero truffatore. Continuerai a esercitare la tua arte, lo so, magari pensando di essere il più furbo di tutti. Invece penso che sei già un piccolo uomo, solo, perso nella sua quotidianità improvvisata senza un’idea di futuro e di famiglia. Un uomo che sta al mondo solo per fare danni, per lasciare piccoli segni in giro come uno di quei writer cittadini che, non sapendo esprimersi, sanno solo imbrattare muri. Intanto sappi che mi sto già dimenticando di Te, Caro Artista della truffa, e presto mi dimenticherò anche di averti dato tanto risalto con questa mia lettera, che finirà probabilmente nel cassonetto della spazzatura come la tua dignità.
