2019 | Lettera alla mia città
Paolina Romano
Lettera finalista nella categoria Lettera di un'adozione.
M’ama, non m’ ama?
Care madri che mi avete desiderata non posso dire che sia stato facile stare con voi. Desideravo le coccole e tanto amore. Ma non ero in grado di comprendere che mi amavate a modo vostro. Ero piccola per contenere da sola la mia storia, così è stato più forte il carico emotivo che mi son dovuta portare senza il vostro sostegno. Emozioni contrastanti e altre vicissitudini indesiderate mi hanno resa sempre più triste, arrabbiata ed impotente di fronte alla vita. Non riuscivo ad uscire dalla prigione emotiva in cui mi ero intrappolata. Mi sentivo sempre in colpa, anche quando non ero io la bambina che doveva prendersi cura di me. Ero una bambina passiva e, all’apparenza, superficiale che aveva tante paure e si nascondeva sotto al tavolo quando la paura diventava incontrollabile. Dove eravate mamme quando avevo bisogno di voi?
La notte era sempre più triste. Volevo qualcuno che mi leggesse una fiaba, che mi accarezzasse ma chiedevo troppo. Ora scrivo fiabe e sono fiera di me stessa. Non ci credevo nemmeno io di avere questa potenzialità, fin quando altri, che mi hanno letto, hanno apprezzato il mio dire attraverso la scrittura. Quando leggo le fiabe ai miei alunni rivivo il momento magico della lettura ad alta voce. La relazione diventa circolare e piena di emozioni. Dove tutti siamo partecipanti attivi del nostro percorso di crescita. In quel momento, mamma adottiva, io ti ringrazio per avermi aperto la strada dell’insegnamento. Io insegno ai bambini di scuola dell’infanzia, ma anche loro insegnano a me tante cose, senza esserne consapevoli. Non riuscivo ad esternare il mio dolore cosicché, non avendo nessuno che mi ascoltasse, ho congelato il mio cuore, i miei pensieri e le mie emozioni.
Mamma biologica incontrarti è stato un momento emozionante. Finalmente eri accanto a me e non vivevo più attraverso i racconti della suora che mi accompagnano tuttora nel mio percorso di vita. Per incontrarti ho dovuto sgonfiare il mio ego e perdonarti. Credevo di essere riuscita ad accettare l’azione del tuo abbandono. Ma qualcosa è andato storto. Hai continuato a negare il passato. Non mi hai rivoluta dopo il mio grande gesto di coraggio e d’amore di averti raggiunto lontano dall’Italia. Non posso stare sempre male perché mi hai richiuso la porta. Te lo dico ora: “Mamma biologica ti sono grata per il dono della vita”. La sofferenza si è protratta per tutta l’adolescenza e per un ventennio ma una via d’uscita, dal mio dolore inespresso, la sto trovando. Sono una donna fragile ma anche forte. Vivo lontano da voi due e sembra che stia dandomi del tempo per “vivere”, per provare a vivere secondo i miei desideri. Vi sto scrivendo lontano dal mio mare che mi ha accompagnato per tanto tempo. Era un luogo che mi dava serenità. Quando mi allontanavo dal luogo incantato, con le sue mille sfaccettature, mi sentivo angosciata. Non sapevo come relazionarmi con voi. Mi sentivo in balìa di me stessa.
In quella terra non posso tornarci per il non-detto tra me e mia madre adottiva; ma anche da te, mamma biologica, non posso tornare. Il non voler dire o dimostrare i vostri sentimenti verso di me è un modo che vi appartiene. Dovrei accettarvi così come siete, perché mi avete dato quello che potevate darmi. Il giorno che perdonerò me stessa sarò capace di rielaborare il mio vissuto e quello trascorso insieme a voi. Sarebbe bello che questo cammino fosse parallelo al vostro. Posso imparare dal mio dolore ad accoglierlo e trasformarlo.
Vi conosco? Non vi conosco?
Chi sono io?
Sono io, figlia di due madri che m’amano e non m’amano.
M’amo, non m’amo?
Paolina
