2016 | Lettera a un artista
Nunziatina Nudo
Lettera vincitrice nella categoria Lettera a un artista.
La lacrima di Pierrot
Tra poco sarà Natale. Il secondo Natale senza di te.
Sono passati due anni da quando uscisti di casa per andare in biblioteca, a studiare, così dicesti. Non sei più ritornata. Dopo mesi di angosce arrivarono tue notizie. Era Pasqua. Ci facesti recapitare un uovo confezionato appositamente per noi. Dentro un biglietto “ Sto bene. Ho lasciato la vostra università. Faccio quello per cui sono nata con le persone che ho scelto e che mi hanno scelto. Finalmente vivo. Giro le città donando un sorriso al mondo, non potrei chiedere di meglio. Se vorrete sarò a Ferrara al festival che mi piaceva tanto. Se verrete sarò felice, ne dedurrò che lo saremo tutti, altrimenti non cercatemi.ˮ Poche righe per racchiudere ventidue anni di incomprensioni.
Sono tua madre e non avevo capito nulla. Ti piaceva andare a teatro. Ne eravamo fieri. Non pensavamo che volessi essere parte dello spettacolo. Quando ci chiedesti di fare il primo corso teatrale eravamo felici. Eri tra le più brave studentesse del tuo liceo, te lo meritavi. Per l’ università facemmo un patto. Io e tuo padre sulla tua vita. Avresti scelto tra medicina come la famiglia di papà oppure giurisprudenza come la mia. A pensarci bene il nostro matrimonio è stato un unione proficua tra caste. Mi chiedo se le tue sorelle siano felici o se per non far torto a nessuno siano diventate un cardiologo e un giudice.
Tu, la mia piccolina, una bravissima artista di strada. Tu e i tuoi amici. Siete bravi. La gente rimane ancora incantata dal tuo violino e dal tuo volto dalle mille espressioni. Ti trasformi ogni giorno in una maschera diversa, sempre accompagnata dal tuo Stradivari. Sei attrice e musicista. Sei truccatrice e trasformista. Eppure, non chiedi nulla. Non hai mai provato a sfondare, come direbbe qualcuno. Detestavi le competizioni fin da piccola. Voi avete un talento che non può essere misurato. Siete generosi. Avete scelto un mestiere per la gioia di donare un sorriso, un momento di serenità in un giorno qualunque a chi non conosce neppure il vostro nome. Sei talmente brava che, talvolta, stento a riconoscerti.
Anch’io sono brava, però. Non ti sei mai accorta di me, né a Milano, né a Torino, né a Genova, e potrei continuare. Sono quella signora vestita sempre di rosso, chioma bionda, occhialoni anni ’50 che ti guarda da lontano. So che mi hai notata, sarebbe impossibile non farlo con quei vestiti e quel trucco. Papà non lo sa, per lui hai scelto di abbandonarci per una vita che non comprende. Sai com’è fatto, tuttavia sai anche che mamma è un bravo avvocato. Ci sto lavorando, e intravedo risultati.
In corso Garibaldi ci sono una coppia di mimi, in questo periodo. Hai mai visto tuo padre fermarsi davanti a loro? Ora lo fa di nascosto. L’ ho visto per caso. Mattia e Cinzia, i due mimi, mi hanno detto che passa da loro tutti i venerdì. Dapprima si ferma a godersi lo spettacolo, poi applaude e gli lascia un soldino frusciante e un biglietto “Agli artisti di strada, senza un nome che li identifichi seppur con un cuore così grande da non avere pretese.ˮ È quello che vorrebbe dire a te. Perdonalo se la rigidità con cui è stato cresciuto non gli permette di esprime le sue emozioni. Ti aspettiamo il giorno di Natale. A casa per il pranzo. Porta chi vuoi. Se non verrai continuerò a rincorrerti ovunque.
Mamma
