2019 | Lettera alla mia città
Nada Roberti
Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.
Paola, 28 Maggio 2019
Cara Lettera,
sì, oggi scrivo proprio a te che mi sei stata compagna per tutta la vita. Quale sarà stata la prima lettera che ho scritto? Probabilmente la letterina di Natale che mio padre avrà trovato sotto il piatto, che io avrò copiato dalla lavagna dove Suor Carolina, con la sua grafia precisa e semplificata per noi bambine di prima, aveva scritto Cari Genitori, vi voglio tanto bene e vi auguro buon Natale. Oggi ho pregato per voi il Bambino Gesù che vi dia sempre buona salute e felicità. Vi ringrazio per tutto quello che mi date e prometto che da ora in poi sarò sempre più buona e ubbidiente. la vostra figlioletta Nadina. Non immaginavo allora quante lettere avrei scritto e ricevuto, quale amicizia stava nascendo con tutta la sua varietà di fedeltà, tradimenti e perdoni, consolazione, condivisione, amore, allegria, gioia e dolore. Buste e fogli hanno popolato i miei anni, sono arrivati e partiti con il vento fatto di attesa. Hanno definito il mio tempo e gli spazi che lo hanno contenuto. Hanno dato ragione ai sogni della giovinezza, concretezza ai bisogni di adulta. Addolciscono questi miei anni.
Lettere d’amore prima di tutto con il dovuto corollario del ridicolo di cui qualcuno ha già detto, eppure così necessarie allora, così pronte a svelare ciò che non si aveva il coraggio di dire a voce, a proclamarlo l’Amore con tutta l’ingenuità della maiuscola, a salvaguardarlo dalla insidia della lontananza. Lettere conservate che non si avrà mai il coraggio di rileggere o di distruggere.
Lettere burocratiche, noiose e pur necessarie per viverla questa società, anche esse ridicole, seppure diversamente, con i loro termini astrusi, le locuzioni convenzionali che sembrano partecipare ad un altro vocabolario.
Lettere per raccontare il lontano, i luoghi raggiunti dal nostro viaggiare. Per ricordare che è bello partire, abbandonare, lasciare. Scoprire. Ma in mano tenere sempre il filo che non ci farà perdere il cammino del ritorno.
Lettere che vanno e vengono (vengono poco per la verità) quando si è consegnato il biglietto di partenza ai figli per quel loro viaggio nella libertà di inventarselo loro l’itinerario della vita.
E che dire della prima lettera a un nipote? Del tenere in mano la penna e chiedersi cosa scrivere e come scrivere, e quali saranno le parole giuste per arrivare alla novità dei suoi anni, per trasmettere storia restando nel presente, per assicurare amore? Ci vorrebbe la lavagna di Suor Carolina, mentre non ci resta che imitarne la grafia precisa e semplificata. Lettere ricevute, a volte a sorpresa, a volte dovute. Messaggi di felicità, congratulazioni, annunci, partecipazioni, consolazione, cordoglio che hanno fatto l’ordito della nostra storia. Lettere dimenticate, distrutte, perdute insieme a tutto ciò che il tempo ci sottrae.
Lettere di oggi, email, whatsapp, twitter, messaggini.
E sì, perché non credere, Lettera, che io non ti ami di tutti gli amori.
Tua Nada
