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2013 | Lettera di scuse

Martina Cioffi

Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.

Quarto, 4 febbraio 2013

Caro Giulio,
Chi ti scrive è la tua sorellona.
Probabilmente passeranno mesi prima che tu riesca a leggere da solo questa lettera e, forse, passeranno addirittura anni prima che tu riesca a comprenderla appieno.
Eppure, col tempo, capirai che non c’è niente di più semplice di quel che io sto per scriverti. Oggi non è il tuo compleanno, Giulio, né Natale: è un giorno come gli altri. Eppure, proprio oggi ho deciso di farlo. Ho deciso di scriverti. No, non ti scriverò niente di noioso, né di troppo lungo. Semplicemente, ti racconterò una storia. Una storia che parla di due ragazze che, in un giorno come questo di quattro anni fa, divennero amiche. Sì, Giulio: una di quelle ragazze sono proprio io.
Ti racconterò la storia che parla di queste due adolescenti, delle loro ansie, della paura verso il futuro, ma anche delle loro risate, dei pomeriggi di sole passati a studiare, dei pomeriggi di pioggia passati per strada. Ti parlerò di finali svelati troppo presto, di metropolitane perse, di dentisti, di compiti copiati.
Ti parlerò di qualcosa che è troppo grande per essere descritto, ma nel contempo è abbastanza piccolo da essere trovato in ognuno di noi, anche in uno scricciolo come te. Perché l’amicizia, Giulio, è qualcosa di strano. Qualcosa che ti rende sicuro e, nel contempo, preoccupato. Ti rende instabile, incerto. Ti costringe a telefonare e poi chiederti se per caso stai disturbando. Ti costringe a riagganciare e poi domandarti se hai detto tutto. Ti costringe a chiederti se la tua migliore amica, quella che proprio in quel momento è seduta accanto a te, ha bisogno di qualcosa.
E allora perché diventare amici? Te lo starai chiedendo, lo so.
So che sei un bambino sveglio, forse troppo, e che questo non è sempre facile. Ma vedi, Giulio, se troverai un vero amico, lui comprenderà anche questo: comprenderà le tue manie, le tue stranezze. Comprenderà quella tua insensata fobia, il tuo gusto per una canzone magari vecchia, magari anche brutta. Comprenderà quella tua innata passione per disegnare, o nuotate, o magari fare i compiti.
Lui comprenderà e farà finta di niente. Ti aiuterà. O magari, semplicemente, si farà contagiare e passerà i suoi pomeriggi al tuo fianco, gli occhi fissi su quella serie TV che ti piace tanto. Un vero amico sarà sempre accanto a te, sempre. So che è una frase scontata, banale, ma credimi: è così. Io l’ho provato e posso dirtelo. Perciò vedi, Giulio? Questa non è proprio una fiaba. È una storia vera, con tanto di lieto fine. Proprio mentre ti scrivo, Giulio, il mio cellulare sta squillando: è Giovanna, e tu sai che è la mia migliore amica. Tu sei sul divano accanto a me: un bimbo di cinque anni che dorme aspettando che qualcuno dal soggiorno, lo porti nel suo lettino. Dormi e non sai ancora che sto scrivendo questo per te. Dormi e non sai che, da qualche parte, un altro bambino (forse come te, o forse no) è disteso su un divano a guardare la TV, o magari è già a letto. E che quel bambino un giorno sarà tuo amico. Perciò Giulio ti chiedo solo una cosa: non chiuderti a riccio in te stesso. Non essere diffidente. Un giorno, te lo prometto, troverai anche tu qualcuno disposto a essere Robin se sarai Batman, ad essere Sherlock se vorrai essere Watson, ad essere Ron se vorrai essere Harry. Ad essere amico se tu vorrai essere tale.
Un detto dice: “chiedi e ti sarà dato”.
Ecco: per essere amici non c’è nemmeno bisogno di chiedere.

Buonanotte, angioletto.

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