2017 | Lettera a un cervello in fuga
Marina Zinzani
Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.
Carissima,
avrei voluto scriverti tante volte, ma non ne ho avuto il coraggio. Non so cos’era, paura forse. Avevo paura di scriverti. Perché noi non ci conosciamo, e non so se tu leggerai mai questa lettera, se tua madre te la farà leggere, soprattutto.Avevo vent’anni, e tu forse sai che a quell’età si commettono tante sciocchezze. La realtà è deformata, il futuro incerto lo si affronta con spavalderia, con incoscienza, con leggerezza. Troppa leggerezza.L’amore a quell’età spesso non è l’amore che dura una vita. Quello forse arriva più avanti, in un’età più matura, in una dimensione anche più pacata delle cose. La passione si trasforma in una convivenza fatta di affinità, di rilassamento, di dialogo, di pacatezza. Si vedono meglio le cose. Ecco, da una diversa visuale io ora ti scrivo, a distanza di vent’anni.Ho saputo che esistevi quasi subito, dopo il tuo concepimento. Ma me ne sono andato. Come un uomo codardo, irresponsabile, cinico, come quegli uomini che tanto si disprezzano quando lasciano una compagna che aspetta un figlio. Questo sono io, un essere da disprezzare.Sono passati vent’anni da quando me n’ero andato, ero scomparso dalla vita di tua madre che coraggiosamente ti ha voluta e ti ha cresciuta da sola. Con un altro uomo, qualche anno dopo, un uomo che tu ora chiami papà, perché, certo, è lui il tuo padre vero, quello che ti ha cresciuta, quello che ti ha raccontato le favole prima di dormire, quello che ti aiutava nei compiti, quello che ti portava alle giostre, mano nella mano, ben salda la sua mano.Io che c’entro? Io sono solo un fantasma, uno che è sparito perché troppo giovane, perché mi sembrava finita la vita allora, troppe responsabilità, il mondo crollato addosso in quel momento, e poi non ero forse neanche tanto innamorato di tua madre. Stavo con una ragazza allora, anzi, ero fidanzato. Avevo ingannato tua madre dicendo che ero libero. Tutte le ho fatte, tutte. Fra cui quella di lasciarla, dicendo che era meglio se tu non fossi mai nata, tutto si sarebbe risolto in una giornata… E invece ci sei, grazie alla forza di tua madre, al suo temperamento che ha superato grandi tempeste. Lei è serena ora, la vedo con il suo compagno, che poi ha sposato, vi ho visti, siete una bella famiglia. Sono passati vent’anni e tante cose sono cambiate. Sono rimasto solo, ho divorziato da mia moglie, quella fidanzata ufficiale, anche benestante fra l’altro, che avevo ai tempi della relazione con tua madre. Mi ha lasciato. Una beffa quasi. Una beffa non avere avuto figli con lei, d’altronde il matrimonio è durato solo qualche anno e lei ha avuto un figlio da un altro.Ora, che la solitudine mi perseguita, come una cambiale da pagare e io non ho i soldi per pagarla, non li ho, sento che gli errori si pagano, che questo è il conto che devo pagare. Una figlia che si ripresenta nei miei pensieri ogni giorno, affronto e presentazione delle mie colpe. Un vuoto che diventa buco nello stomaco, senso di nulla, di avere lasciato andare un affetto che è per sempre. E’ per sempre, l’affetto verso un figlio, l’affetto ricevuto da un figlio. E io questo allora non lo capivo. Cammino in una città deserta, è estate. Vedo bambine deliziose, che ridono, mano nella mano ai loro papà.Scusami se puoi. Aiutami a ritrovarti, spero che non sia troppo tardi.
Tuo padre
