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2016 | Lettera a un artista

Maria Teresa Brivio

Lettera finalista nella categoria Lettera dal cassetto.

Foligno 23 ottobre 1967

Carissima, gli anziani sono in libera uscita un’altra volta, è sera, questa è stata la mia prima giornata di corso. Stamattina il colonnello comandante ha aperto ufficialmente il corso. Da giovedì si incomincia ad andare in libera uscita anche noi “pistini”.Da quando sono qua, da quanto ho sentito capita a tutti noi che viviamo questo corso, ho dimenticato tutto quello che facevo prima. Si è vero dimentico anche te, forse questo è il momento più brutto, non c’è niente che ci unisce se non la certezza che tu ci sei ancora, il fatto che io ti scrivo. Scrivimi. Lo devi aver trovato molte volte in queste prime lettere ma ti ripeto scrivimi. Da oggi non avrò molto tempo, ti prometto che tutto il tempo che troverò te lo dedico scrivendoti. Grazie per la cartolina. So che mi hai scritto una cartolina perché non eri sicura dell’indirizzo, ora che ce l’hai non scrivere più cartoline mi raccomando. Non ci sono cartoline per il moroso. Scusa se scrivo in modo slegato e a volte scorretto ma è quello che mi viene mente in questi momenti che sono con te e vorrei scriverti in un modo verosimigliante se non identico alla forma parlata. In questo modo ti sento più vicina.Se dovessi scrivere per il piacere di scrivere e non per comunicare con te non scriverei neppure. A volte penso di spedirti una lettera in bianco che tu possa riempire come vuoi, sono sicuro che capiresti ugualmente quello che desidero dirti. Come le lunghe pause che facciamo quando siamo insieme e ti sento così unita senza bisogno di troppe parole. Mi sono acceso una sigaretta e sono dovuto uscire dall’aula. C’è una disciplina che non credo di trovare mai più, ma non è duro sottostare a tanta disciplina. Bisogna solo correre, cambiarsi in fretta, fare il letto nel minor tempo possibile, essere puntuale a tutte le adunate, salutare i superiori quando si incontrano. L’altro giorno appena vestito avevo una fifa tremenda ad uscire dalla camerata, perché non sapevo fare il saluto, prendere una punizione è cosa da niente. Spero solo che quando verrete a trovarmi non sia consegnato. Ti aspetto presto, tesoro, metticela tutta. Se non l’hai ancora fatto dai il mio indirizzo a tutte quelle di Osnago. Per intenderci a tutte le tue subalterne, dallo anche al Giuseppino, e al Basilio e a tutti quelli che desiderano scrivermi. Scusami verso di loro se qualche volta non risponderò ma il tempo è veramente poco e c’è da studiare sul serio.È venuto tardi un’altra volta. Ti devo lasciare carissima, forse è più difficile qua di quanto non lo fosse a casa tua la sera. Il foglio, come vedi, non è meno cattivo dell’orologio. Spero veramente di vederti presto, io non sto male ma la discipline è tanta, come si dice qua: mi stanno facendo un culo veramente grosso. L’esperienza di comunità che si fa da noi nella sostanza è uguale a quella di Pessola, si ha meno tempo per riflettere ma non si possono avere egoismi, non ci si può fregare degli altri, si vive molto uniti e ci si vuole bene anche se i modi di esternare questo bene sono diversi.Ciao tesoro, i saluti te li devo mandare a margine.

A presto,
Gino

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