2018 | Lettera a chi ha cambiato la mia storia
Marcella Cassisi
Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.
Non aprirò questa lettera con una formula di cortesia. Non credo la meriti. Tu non mi conosci. Sono stata fortunata, credo, a non incontrarti. Però conosci Giada.
Sono sua madre, e parlo per le mamme di tutte le ragazzine come Giada, di tutti quelli che hai perseguitato, e che forse nemmeno ricordi. Ha solo sedici anni, Giada. Sedici anni, e non è giusto quello che le hai fatto. È stata accusata, derisa, isolata; è diventata il bersaglio di insulti nei gruppi WhatsApp, su Instagram, su Facebook. Di problemi ce n’erano anche ai miei tempi. Forse erano meglio quelle tirate di capelli: un livido, uno scalpo e una ferita che con il tempo sbiadiva insieme ai brutti ricordi. Ma ora è impossibile dimenticare. Ogni immagine viene salvata, ogni parola. Tutto, tranne la dignità.
Giada non è una martire, non griderò al cielo per una sua santificazione. Ma è una ragazza. Soltanto una ragazza. E tu hai cercato di trascinare anche lei nella fossa. Ma non hai sepolto il suo sorriso. Si è scrollata di dosso le badilate di terra ed è tornata a respirare.Il rancore nutre l’odio, e l’odio incatena. Io credo, sinceramente credo, nella libertà che offre il perdono. Nessuna denuncia, abbiamo deciso -io e mio marito-, perdoniamo.
Ma cosa fai quando negli occhi sgranati di tua figlia sospetti la delusione, e balena il riflesso della tua incapacità nel difenderla? Quando senti l’accusa di mettere i tuoi valori prima di lei, cosa fai? In quel lampo eterno tu sei una madre egoista, un padre vile, in mezzo alle torce di un lento girotondo incappucciato: “Se lo avessero fatto alla nostra bambina!”.
Siamo cresciuti, noi tre. Dopotutto abbiamo la stessa età, siamo un trio nell’età dello sviluppo, siamo nati genitori lo stesso giorno in cui è venuta al mondo lei. E grazie al cielo non ci è accaduto nulla di irrimediabile. Ma ci sono ragazzi che non parlano, che rimangono segnati a vita. Alimentano un mostro che non è mai sazio, spegne la luce e divora l’anima. Alimentano te. Come puoi vivere sapendo che uccidi?
Sono storie di vittime. Nessun vincitore. Solo vinti. E non possiamo andare avanti in questo modo. Non possiamo andare avanti e tollerare. Ora basta. Stai lontano dai nostri ragazzi, da chi colpisce e da chi è colpito. E stai lontano da Giada. Non entrare nelle scuole, nelle parrocchie, nelle società sportive.
Lasciaci in pace, Bullismo. Non voglio più sentire parlare di te.
Una mamma
