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2005 | Lettera al mio nemico

Luca Magro

Lettera vincitrice nella categoria Lettera dal carcere.

Ti ho incontrato per caso, ci siamo persi di vista per un po’, ci siamo rincontrati e tra alti e bassi siamo stati insieme ben tredici anni.
Siamo cresciuti insieme da adolescenti ad adulti, mille esperienze, mille divertimenti, mille difficoltà e mille sorrisi, ho fatto di tutto dai lavori in bianco ai lavori in nero per non farci mancare nulla per la paura di perderti.

Eri la mia regina, la mia tata, ho combattutto con tutti quelli che non ci volevano insieme, ho tolto il saluto a tutti quelli che non lo meritavano, per salvaguardare noi due, per il nostro star bene. Dopo dieci anni è arrivata nostra figlia Noemi, uno spettacolo, una gioia indescrivibile. Noi due genitori, padre e madre, da non credere, la maturità era arrivata.

Il sogno nel cassetto che giorno dopo giorno si avverava, anche se le difficoltà aumentavano continuamente, ma io forte e orgoglioso della mia regina e della mia principessa lavoravo in continuazione per noi tre. Ho commesso un errore, sono finito in carcere, al primo colloquio ti dissi “ti amo”, ma visto che sto correndo contro una condanna ad ergastolo, vorrei tanto che alla soglia dei tuoi trent’anni tu ti rifacessi una vita nuova. La tua risposta fu “Qualunque cosa ti succeda Noemi e io ti staremo sempre vicine” e finì che tra mille lacrime mi presi anche uno schiaffo.

Passarono solo sei mei e ti dileguasti, non avevo più notizie, non mi facevi più pervenire notizie né di te né di nostra figlia, l’angoscia, la rabbia, la delusione, mi uccisero l’anima. Presi la decisione e ti scrissi di venire a trovarmi per capire, di non togliermi la gioia di nostra figlia, di parlare e non trattarmi come uno sconosciuto. Dopo qualche giorno arrivasti, ancora prima che iniziasse il colloquio eri in lacrime, cercavi di spiegarmi che nella tua vita c’era presente un’altra persona e che non avevi il coraggio di dirmelo prima, ma che in ogni caso Noemi non l’avrei persa e se non con te, sarebbe venuta ai colloqui con i miei familiari. Da quel giorno capii che avevo appena iniziato una guerra con il mio nemico più grande: l’amore che provavo per te Stefania!

Mi sono voltato e ho visto tredici anni in discesa e mai in salita. Ho combattuto e combatto ogni giorno contro il mio amore per te, ho perso tante battaglie disperandomi, piangendo, avendo paura di non farcela, odiando tutto e tutti, arrivando persino a procurarmi del male fisico pur di non pensare a te. Non mi arrendo perché la voglia di vivere e crescere, anche solo un’ora di colloquio alla settimana con Noemi mi dà forza, sapendo che un giorno prima o poi finirà il mio calvario e anche se il tempo perso non lo recupererò più, sarò cresciuto, maturato e sarò un spalla per non fare inciampare nostra figlia nei momenti più duri della sua adolescenza. Di battaglie ne perderò e ne vincerò, non mi interessa neanche vincere la guerra con il mio nemico perché non posso cancellare il frutto del nostro amore, posso solo sotterrare l’ascia di guerra e forse un domani tu sotterrerai la tua capendo anche i tuoi errori.

Ho perso la strada, la retta via, purtroppo da solo la sto ricercando e sto riscoprendo ogni giorno in quel di San Vittore cose, situazioni, sensazioni e voglie che avevo perso e che piano piano mi portano a ritrovarla. Nel mio cuore so che il mio nemico rimarrà per sempre, perché è meglio conviverci e sfruttare il dolore per non commettere errori anche banali un domani, con il rischio di non fare solo del male ancora a me stesso ma di fare del male anche a chi non c’entra nulla.

 

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