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2019 | Lettera alla mia città

Lisa Cumetti

Lettera finalista nella categoria Lettera alla mia città.

    17 luglio 2019

Cara Bergamo,
ti parlo da amica, da piccola amica.
Sono scomodamente qui, coi capelli bagnati e la testa pesante, a scriverti da lontano, perché ho bisogno di fuggire un po’ da te per apprezzarti davvero, per farti comprendere ciò che sei.
Bergamo, sei cosa antica e moderna allo stesso tempo, con le tue strade lastricate, affollate, ma non troppo, con il tuo cuore stracolmo di storia e di cultura, protetto da bellissime mura, con il tuo paesaggio mozzafiato che ormai, per routine, il fiato non me lo mozza più. Sei bella dai piedi fino alle torri gelide, hai certi scorci che solo pochi possono notare, vie che si intrecciano in racconti diversi, ma così simili. Sei estremamente romantica, quasi troppo per i miei gusti ed hai così tante tonalità che mi sbalzano l’umore. Le tue mura, i tuoi edifici, fanno allungare i colli di curiosità, le tue stradine fuggono dalle cose palesi, creando parole nuove. Dentro di te stanze si chiudono, porte si sbattono, finestre si restringono, muri si alzano, ma portoni si aprono, prati si allargano e recinzioni si abbassano. Sei tanti fili, tante storie gracili che non vogliono essere tagliate. Sei un grumo denso di tante esperienze, uno strano miscuglio, con un gusto speciale.

Sei il mio posto; così potente, così fragile, sei il luogo in cui mi sento umana, dove vivo, in una tempesta di emozioni, dove provo sulla mia pelle tutte le esperienze umane possibili, dove voglio essere trascinata, colpita, ferita e uscirne vincitrice. Il luogo in cui voglio farmi mancare il fiato e riviverlo come se fosse il mio primo respiro, il luogo che mi fa sentire invincibile, che mi fa sfuggire dalle definizioni, che mi svuota dalle etichette, il luogo che non mi fa desiderare ciò che ho lasciato dietro, ma mi fa guardare avanti, il luogo che mi dà la conferma del fatto che al mondo non ci siamo solo noi. Rimembri il passato e mi racconti le trame migliori, ricomponi attorno a te i sogni più ingenui. Contieni una quantità esorbitante di storie, senza neanche rendertene conto e nonostante il tuo intimo sia stracolmo e stipato, ti fai spazio per poterci mettere anche me, me e la mia vita.
Ti confesso che non ti ho vissuta a fondo, ma mi sei bastata così. Sei stata il mio punto di partenza, la mia grande scivolata dentro il mondo instabile in cui abito.

Sei la mia strana lotta di sguardi, mi fissi con superiorità, guardi meravigliata il mio volto che strugge dalla voglia di comprendere, ma io sto attenta a non far trapelare nulla.
Sei la mia grande e piccola realtà, la mia insignificante evoluzione, la mia maturità, il mio insegnamento. Sei la canzone dei Red Hot Chili Peppers alle 2 del pomeriggio, sei i miei bar il lunedì mattina, sei i miei semafori, con le lunghe attese, sei i miei parchi con gli amici, sei i miei pullman che varcano i confini, sei la mia scuola, con tutti i sacrifici, sei i miei compagni e tanti altri incroci, sei le mie novità, sei la mia monotonia; sei tanto.
Sai anche essere generosa, regali paia di occhi curiosi ogni volta che si entra al tuo interno, quegli occhi che è come se parlassero, vedessero e sentissero per la prima volta.

Dentro di te mi sento come se mi fosse permesso tutto e mi doni una strana voglia di fuggire, senza che io riesca realmente a muovermi. Dentro di te cambia il tempo, gli attimi, i battiti. Sei come in una bolla sottile e invisibile che ti tiene distante dal resto del mondo ed io in questa bolla ci sto bene. E mi sei famigliare, ma sento che all’improvviso potresti rivelarti estranea.

Hai dei difetti necessari per renderti più vicina a me, ci sveliamo e ci scopriamo pudicamente l’una all’altra ed ora mi stai guardando dritta dentro, questa volta hai vinto, all’invisibile tiro alla fune. Ebbene sì, tutto questo sei tu, col tuo abbigliamento unico e singolare, stupenda nella tua spontaneità.

Non so quanto tua,
Lisa

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