2019 | Lettera alla mia città
Leonardo Conte
Lettera finalista nella categoria Lettera alla mia città.
Cara Pomezia,
complimenti!!! Sei diventata grande, non ci vedevamo da trent’anni, ti sono cresciuti i palazzi e le strade… e quanti cittadini!!! Sono tutti figli tuoi? o li hai adottati? e quante macchine e Centri Commerciali, quanti led e lucine, quante scritte in inglese.
Perdonami, potresti aiutarmi? non riesco più a trovare la Via dove sono cresciuto, era una stradina sterrata, la ricordo benissimo, ci giocavo con il mio pallone sgonfio in un nuvolone di polvere, fino a quando mamma mi chiamava dal terrazzo di casa, facendosi spazio tra lenzuola stese, vasi di prezzemolo e peperoncini appesi. Volevo riviverne i profumi che, di tanto in tanto, la memoria mi ripropone sottoforma di retrogusto nostalgico. Non ho trovato neppure il “Bar dello Sport”, al suo posto c’è un’Agenzia di Scommesse, mi ricordo che univamo tre, quattro tavolini e tutti lì attorno, tra una birra e un gelato, una canzone al Juke-box e una partita al biliardino, un giretto con il “Ciao” e un bacio rubato che durava per un mese. Non c’è più la cabina a gettoni da dove mi chiamavi furtivamente, mentre io a casa fissavo il grigio telefono per ore cercando telepaticamente di farlo squillare. Dov’è finita la panchina di legno verde che stava in fondo al Parco? e dov’è finito il Parco? su quella panchina ho passato intere nottate assieme agli amici del cuore a immaginare un futuro che, a guardarlo ora, non avremmo potuto mai immaginare.
Cara Pomezia, siamo come due vecchi fidanzatini che si rivedono dopo molti anni illudendosi di poter rivivere le emozioni del passato, ed accorgersi, in realtà, che è tutto cambiato e che, forse, sarebbe stato meglio non rivedersi, continuando a vivere ognuno nel proprio ricordo.
Cara Pomezia, capirai se non verrò più a trovarti, ormai siete tutte uguali, rifatte, ambiziose di cemento e connesse a chissà cosa. Vado a cercare una panchina di legno verde dove passare le notti a immaginarmi un futuro che purtroppo oggi riesco a immaginare.
