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2013 | Lettera di scuse

Isabella Noci

Lettera finalista nella categoria Lettera di un'adozione.

A tutte le mamme che hanno figlisia adottati che nati dalla loro pancia.

Vorrei regalare a queste mamme una frase che per me è stata fondamentale per la mia vita.
Nel 1943 quando avevo 3 anni, mio padre rimase vedovo. Mia madre lasciava oltre me, 5 bambini tra i 10 e i 2 anni. All’epoca, alle elementari, nella stessa classe c’erano bimbi di tutte le età, soprattutto in campagna.
Fu così che la maestra dei miei fratelli sposò mio padre nel 1945, diventando mamma di 6 bambini in un solo colpo: 3 maschi e 3 femmine. Nel 1946 dalla nuova unione nacque Anna e così diventammo 7 figli.

Ricordo un pomeriggio di primavera quando la mamma mi portò a Cremona, dove lei aveva sempre abitato prima di venire in campagna con noi, per farmi fare una visita specialistica, dato che avevo avuto la broncopolmonite. Partimmo io, la mamma, una zia e Anna di pochi mesi. Dopo la visita ci portarono in un parco per fare merenda. A un certo punto incontrammo un’amica della mamma che non la vedeva dalle nozze, la quale chiese indicando Anna che era in braccio: “Questa è tua figlia vera?” . La mamma con un tono e un atteggiamento duro, che non le avevo mai visto, rispose: “Non me lo ricordo” e aggiunse: “Queste sono le mie figlie”. Io, che le ero per mano, sapevo benissimo di essere quella “non vera” ed ero pronta, avevo abbassato gli occhi e aspettavo. Sentendo la mamma rispondere in quel modo, mi meravigliai tantissimo e al momento non capii perché fosse stata tanto dura. Non riconoscevo i suoi modi sempre garbati e pazienti, ma intanto le parole erano entrate dentro di me… alzai gli occhi, guardai la mamma in viso e strinsi fortissimo la sua mano…  LEI ERA LA MIA MAMMA e per lei IO E ANNA ERAVAMO UGUALI!

Allora mamme, quando incontrate persone così sciocche da domandare davanti ai vostri figli qual è quello vero, se può tornarvi utile, vi regalo questa risposta preziosa: “NON ME LO RICORDO”. Mi piacerebbe essere con voi per vedere la faccia dell’inopportuno ficcanaso e soprattutto rivivere con i vostri figli quello che, bambina, ho provato.

Un abbraccio
Isa

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