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2018 | Lettera a chi ha cambiato la mia storia

Ilaria Ferretti

Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.

Caro tu,
chissà se ci sei o non ci sei nella mia pancia mentre ti scrivo questa lettera. Chissà se riposi come un fagiolo nel baccello o vivi ancora in mezzo ai sogni, accoccolato tra le stelle. E chissà se sei proprio tu quel bimbo che mi è apparso un paio di volte, all’ora del risveglio, e mi ha incantato col suo viso tondo o era qualche reminiscenza di bimbi belli visti in pubblicità. Di certo, dopo averti immaginato, ho cominciato a ragionare come se da qualche parte tu ci fossi già. Per noi. In attesa. Anche Nicola piano piano si è fidato, ha afferrato il capo della corda che mi hai buttato tra la veglia e il sonno e senza saperlo ha cominciato a innamorarsi. Però tu, per tanto tempo, non sei arrivato.
E allora sono iniziati gli esami, le terapie, i ginecologi, le ecografie e alla fine, una settimana fa, una clinica che sembrava un gioiello davanti al mare di Spagna. Aveva all’ingresso un cartellone con tanti bimbi paffuti. E ora che non si sa ancora se ci sei o non ci sei, facciamo come se niente fosse; sgraniamo questi giorni di attesa e ci sorridiamo timidi muovendoci in cucina.
Potrei dirti che qui sul Pianeta Terra è tutta una gran festa e ogni guaio si risolve col sorriso. Ma farei come i dépliant di viaggi che raccontano di mari azzurri e di villaggi coperti di calce bianca e non dicono niente della sabbia che ti rimane attaccata ai piedi, delle zanzare giganti e del caldo appiccicoso che ti lascia sveglio di notte. La verità è che qui c’è un po’ di tutto e che certo, chi cerca trova, ma si trova anche un po’ di quel che capita. C’è l’odore di caffè che si spande nella casa la domenica mattina, e se sarai fortunato ci sarà anche qualcuno che te lo porta a letto. E giorni di marzo in cui, seduto su una panchina, un sole inatteso ti ripagherà di grandi fatiche scaldandoti la faccia. Ci sarà un momento in cui una scintilla negli occhi, un moto sospeso, ti daranno la certezza che le piaci e ti sentirai dio in terra. E acconto a questo ci saranno gli smarrimenti, le paludi dell’anima, le volte che ti sentirai ridicolo davanti a qualcuno che ci prova gusto e ti verrà la risposta giusta solo dopo ore che te ne sarai andato. Un amico che senza preavviso ti rovescerà addosso l’astio di mesi, ti lascerà di sasso e ti ci vorranno anni per capire cosa è successo tra voi.
E poi ci saranno le cose che non riesco nemmeno a immaginare, come un tempo non si metteva in conto l’arrivo degli smartphone. Ti muoverai col teletrasporto? Formulerai telepensieri? Andrai in ospedale con la stessa tranquillità con cui si porta la bicicletta a riparare perché nel mondo di domani il corpo non avrà più segreti e le degenze dureranno un paio di minuti?
Chissà che sarà e chissà se ci sei già nella mia pancia mentre ti scrivo questa lettera. Con il pensiero la riempio d’oro perché tu ci possa stare come un re; ci metto cento materassi, il doppio di quelli che usava la principessa sul pisello, e la scaldo col tepore perfetto di una tazza di the tenuta tra le mani in un pomeriggio d’inverno.
Sei ancora un bruscolino, aggrappati a me che piano piano si parte. Che comunque, sudore e zanzare a parte, un viaggio tra i mari azzurri val sempre la pena di farlo.
La tua forse-mamma

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