Connect with us

2016 | Lettera a un artista

Ilaria Ferretti

Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.

Carissima Anna,
mi scrivi, mi chiedi come sto, e allora eccomi qui, seduta su una fossa, carta e penna appoggiate su un tronco steso a terra, a risponderti. Pensa che mi ci sono voluti cinque minuti buoni per sedermi; la gamba è ancora dolorante e mi muovo un po’ a fatica. È un lusso che pago a caro prezzo quello di stare qui a trastullarmi tra le erbe selvatiche mentre il mondo fuori si affaccenda. Mentre son tutti a rincorrere il tempo, a picchiettare sulle tastiere, a lustrare vetrine e banconi, a chiedere un altro caffè entrando di corsa nel bar con l’indice alzato. Io qui di tempo ne ho a iosa. Mi attraversano con dolcezza le giornate di questa lunga convalescenza. Tre interventi chirurgici in poco tempo e ancora mi stupisco. Ero proprio io quella che sei mesi fa, seduta nello studio medico di un dottorino bello e serio, si è sentita dire in faccia parole tanto crude?Ricapitoliamo. In settembre mi hanno fatto sapere che alcune mie cellule avevano perso la bussola e non si stavano comportando comme il faut. La diagnosi finiva in “oma” e quelle parole lì, amica mia, non sono mai beneauguranti. Poi un intervento dopo l’altro e alla fine la ripresa, la mia guarigione, veicolata da una busta bianca in cui finalmente stava la risposta che aspettavo: “negativo”. L’unico caso in cui questo aggettivo ti fa sussultare di gioia, dare un pugno in aria alzando il braccio e dire “vittoria”!Eppure anche questo viaggio tra ospedali e camici bianchi mi ha lasciato qualcosa. Ora so che nei momenti duri, in mezzo agli scoramenti, alle lacrime e ai sussulti, il mio cuore sa sfornare a tratti una calma nuova. Che la mia vela sa farsi accarezzare dal vento e filare dritta, spinta da un coraggio semplice. Mentre mi sfioro questa gamba, tutta cicatrici e sbucci, mi chiedo cosa sarei io oggi senza aver conosciuto quella forza placida, quel coraggio spontaneo cresciuto dentro me come un fiore di campo. E ora che sta scritto nero su bianco che sono “guarita” non mi resta che sentirmici davvero. Tornare ad alzarmi serena al mattino, sentire luna e stelle dalla mia parte quando mi addormento la sera. Riprendere ad avere fiducia. Mi rigiro questa parola sulla lingua e nella testa come se potessi farla aprire come un frutto. Eppure continua a sfuggirmi, a propinarmi serenità a tratti, a tratti sferzate di paura. Allora smetto di interrogarmi, mi alzo da questo ciglione e riprendo a passeggiare. Cammino in mezzo ai biancospini, ai ranuncoli e ai fiori di borragine, finché c’è luce a illuminare la strada. Ripensando al vecchio segreto di tutte le grandi e meravigliose imprese: mettere sempre un piede davanti all’altro.

Con l’affetto di sempre,la tua amica Ilaria

Continue Reading

LEGGI LE LETTERE