2019 | Lettera alla mia città
Guglielmo Giuliano
Lettera vincitrice nella categoria Lettera dal carcere.
Ciao, mia cara città.
Si dice che impariamo ad apprezzare le cose solo quando non le abbiamo più. È vero. Ed io oggi ho voluto scriverti per farti sapere quanto ti apprezzo, quanto mi manchi. Per farti sapere quanto di te oggi mi porto nei miei occhi, sulla mia pelle e nel mio cuore. Ma ti scrivo soprattutto per chiederti perdono. Tu mi cullavi fra i tuoi vicoli, mi accarezzavi con le onde del tuo mare, ammaliavi la mia vista con la bellezza del tuo golfo, inebriavi le mie narici con i tuoi profumi: la salsedine che si mischiava allo smog delle automobili in via Caracciolo, gli odori delle pietanze che uscivano dalle finestre dei tuoi vicoli, ragù, genovese, l’immancabile aroma del caffè…
Ancora oggi, se qualcuno in sezione cucina il ragù, mi basta chiudere gli occhi per ritrovarmi lì: Piazza del Plebiscito, mi incammino verso Via Roma, inerpicandomi tra la folla chiassosa di comitive intente a fare shopping o semplicemente a fare baldoria. Incontro bambini capricciosi con i propri genitori, perché magari non vogliono accontentarli su qualche giocattolo visto in qualche vetrina; mi imbatto nei tanti venditori ambulanti: venditori di cinture, cd contraffatti, orologi, braccialetti; è il mestiere di chi non riesce ad arrivare a fine mese e si arrangia come può. Comunque distratto da tutto questo, mi accorgo che sono arrivato a Piazza Carità, che è meno affollata, quindi prendo aria e giro in una traversa alla mia sinistra, in Via del Formale, ai Quartieri Spagnoli per la precisione: è qui che abito con mia nonna, in un umile basso. Mi avvicino verso la mia abitazione e vedo che è tutto pronto per il pranzo domenicale. Lei, mia nonna, si è alzata di mattino presto per preparare tutto: ragù, friarelli, zeppole e panzerotti, fiori di zucca in pastella fritti.
Tutto questo per noi nipoti, figli, zii, pronti a gustare tali prelibatezze… ora però mia cara città, torniamo alla realtà; mentre tu mi donavi tutto questo, io ti tradivo con le mie male azioni (che oggi mi hanno portato qui dove sono ora), sporcavo la tua immagine e per la mia parte contribuivo a dar man forte ai soliti luoghi comuni sul tuo conto, che tralasciano o ignorano il fatto che ti abita tanta brava gente onesta, umili lavoratori che con immensa difficoltà riescono ad arrivare a fine mese per mandare avanti, a stento, la propria famiglia. E nonostante tutto questo, questa gente non se la sporca la coscienza, e trova la forza per non farlo: perché questa è la cosa più difficile, rimanere onesti in un mondo di disonesti. E sono fiero di dire che persone così abitano anche nella mia città.
Ne sono fiero, anche se io purtroppo non ci sono riuscito. Posso solo dire che tutti possono sbagliare, che è facile farlo e che è estremamente difficile non farlo, per questo a quella gente che ho appena citato, io non mi vergognerei a baciare le mani, quelle mani stanche, piene di rughe e ruvide di lavoro. Perché in quelle mani c’è la loro dignità e la voglia di mantenerla intatta. Ma ritorniamo a noi, mia cara città. È scontato dirti quanto sei bella, ma tu neanche te ne rendi conto, per quanto sei umile… ed è ciò che amo più di te. Te ne stai lì, adagiata sul tuo golfo luminoso d’azzurro… distratta da chissà quali pensieri, con l’ombra del Vesuvio che ti guarda “minaccioso”. Vorrei tanto poter fermare la sua ira, il giorno in cui deciderà di esplodere, il giorno in cui deciderà di dare ascolto ai tanti cori che ancora oggi si sentono allo stadio, in tanti stadi del Nord d’Italia e non solo. Anche alcuni politici che oggi governano il nostro malato paese, in passato hanno invocato la tua distruzione. Mentre invece l’Italia intera dovrebbe ringraziarti per aver dato i natali a cantanti, artisti, attori eccelsi che hanno fatto la storia della nostra città e dell’Italia stessa. Io mi chiedo perché per alcune persone del nord e non solo, è più facile additarti che lodarti. E la cosa ancora più grave è che ci sono “Napoletani” che si improvvisano giornalisti, criminologi, sfruttando la parte malata di te, per scopi di lucro.
Perché il modo in cui di te parlano non è adeguato, è esagerato, è amplificato, dandoti un solo ed unico volto, e tu non sei solo quello, tu sei tanto altro, e non basterebbero fogli per descrivere tutta la tua essenza, la tua bellezza, il tuo modo spensierato, malinconico e insieme felice di stare al Mondo… Grazie Napoli…
Tuo per sempre,
Guglielmo
