2016 | Lettera a un artista
Grazia D’Altilia
Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.
Caro Signor T.,
è da un po’ che l’idea di questa lettera mi saltella dentro la mente. Saltellava anche nella mente di Stef. Anzi probabile che il saltellio sia partito da lui per poi contagiare me. Ma questo è un particolare irrilevante. Visto, però, che si era offerto di prendere contatti con Lei per stipulare degli accordi e visto che il foglio è ancora immacolato, mi sento di prendere in mano la situazione. Sarò dunque io a scriverLe nella consapevolezza di rappresentare me, Stef e non solo.In verità è antica questione, quella di cui vorrei dirLe. Antica quanto il mondo. D’altronde anche Lei con il mondo ha vita in parallelo e magari del mondo Lei ne è stato padrino di battesimo.Ma adesso è la mia questione. E quella di Stef.In poche parole e senza troppi giri, Le volevamo chiedere di fermarsi. Sì, di fermarsi almeno in certi frangenti. Quel tanto sufficiente a non alterare le leggi della natura, ma sufficiente a soddisfare la nostra richiesta. Mi spiego meglio.Il fatto, caro signor T., è che quando si sta insieme, io e Stef, è come doversi lasciare poco dopo esserci incontrati. E quando ci parliamo è come dover chiudere il discorso non appena lo si è iniziato. Un’ora diventa molto meno di un’ora Non c’è nulla da fare. E quando le nostre labbra si uniscono in un bacio, ecco che il bacio sfuma sulle lancette di un orologio in corsa che ricorda che la vita senza quell’orologio quasi non esiste. E a noi questa cosa non va proprio a genio. Perché deve sapere, Signor T., che un bacio tra me e Stef è come la firma di un trattato di pace, come una stretta di mano tra potenti a salvaguardare le sorti del mondo, è una sintonia di pensiero e sentimento, è benessere e promessa di benessere. E quando si sta bene, caro Signor T. , non so da Lei, ma qui da noi, parte un’onda dal cuore che investe, effetto tsunami, tutto ciò che è intorno.È un’onda di energia. Una corrente elettrica che accende tutte le lampadine delle strade che si percorrono e di quelle che si sa esistere ma su cui non si è mai messo piede. Una forza potente che, per sé soli, è così grande da venire naturale impiegarla per chi non è io e Stef e dove non siamo io e Stef. Ecco, se Lei si fermasse in certi momenti, potremmo fare un pieno inesauribile io e Stef. Se potesse dilatarsi, così noi da riempirci. Se riuscisse a guardarci più a lungo dal luogo dove risiede senza battere ciglio, ancora di più, ci avvolgeremmo di felicità come un bastoncino di zucchero filato. Se dimenticando la Sua identità, si calasse in noi e in quanti come noi si perdono nella tenerezza degli sguardi, capirebbe il desiderio d’infinito per certi attimi. Quegli attimi di bene smisurato che sono come un colpo di fuoco d’artificio che si estingue sì nella caduta di scintille, ma solo dopo una potente esplosione. E scava un cratere, quell’esplosione. Un cratere che non è un danno, bensì uno spazio d’accoglienza. Io per Stef. Stef per me. Io e Stef per gli altri. Perché quando c’è esplosione d’amore nel cuore, la luce e il boato si diffondono. Ecco, signor Tempo, è allora proprio allora che dovrebbe fermare gli orologi per lasciarci senza limiti di tempo in una dimensione surreale. Per scoprire, pregni di palpiti, nuove energie. Belle, buone, nascoste dentro di noi. L’amore custodisce molte chiavi. Ci dia il tempo di trovarle.E se proprio non Le è possibile fermarsi, caro signor Tempo, chieda per cortesia al Suo vicino di casa, il signor Destino, di lasciar nevicare un numero maggiore di spruzzate di felicità. Quantità contro durata. Non risponda che Tempo e Felicità si legano al nostro agire. Noi faremo la nostra parte, ma Lei non faccia mancare il Suo contributo.
Saluti. Io e Stef.
