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2015 | Lettera di pancia

Giovanna Lodrini

Lettera vincitrice nella categoria Lettera a tema libero.

Vanzaghello, 26 gennaio 2015

Ciao Andrea,
grazie di essere dei nostri ai corsi Auser. Ti vogliamo bene e una folata di rinnovamento, in tutti i sensi, ci voleva anche da noi. Ti conosco da quando, da bambino, frequentavi l’Allea, poi la tua mamma si è dedicata ai gelati e ti ho perso di vista.
Con sommo rispetto, ho sentito parlare di te successivamente, comprendendo che, incontrandoti, ti avrei trovato lontano dai miei canoni di riferimento, e così fu; infatti, quando ciò avvenne, di sfuggita, fui colpita da alcune tue singolarità, ma, soprattutto dai grandi divaricatori agli orecchi, come avevo visto solo su qualche atlante geografico…
Con simpatia, mi ricordo di averti incrociato un sabato pomeriggio, mentre dalla Casa di Riposo andavo a prendere il treno. Tu stavi controllando la messa a punto di uno skateboard di tua produzione; occasione ghiotta per attaccar bottone e per vederti catapultare davanti a me, togliendoti gli auricolari: mi era andata di lusso!
“Certo, se i giovani possono divertirsi con queste tavolette, qualcuno dovrà pur realizzarle”, fu la mia considerazione mentre sparivi, disinvolto e leggero, nello scivolo della stazione.
Avendoti accanto a un corso, ti ho studiato con cura e i tuoi numerosi tatuaggi, i tuoi pantaloni leggeri pur nella stagione fredda, l’assenza delle calze e un paio di infradito ai piedi è quanto ha subito attratto la mia attenzione: mi sento infastidita da una manciata di lentiggini e soffro di geloni.
Successivamente, mi sono però accorta anche della tua lunga barba, che ti può capitare di accarezzare. Barba lunga fino alla cintola come quella di Confucio, che, raffigurato in un’immagine, è presente anche in casa mia. E a questo punto, caro Andrea, dalla tua esteriorità passo alla tua interiorità, per esprimerti il mio pensiero, e cioè che, certamente, avrai percorso molta strada in solitudine, per giungere ad essere quello che sei. Certamente una strada in salita che, giorno dopo giorno, ti ha trasformato in quello che sei oggi: un giovane che, se non ti avessi conosciuto da bambino, potrei solo concepire come un guru, in visita all’Auser…
Per chi ha saldo il paraocchi sono strana, ma io, avendo lavorato molto su di me, posso fare spallucce. Cosa che, certamente, avrai imparato a fare anche tu, una volta dopo l’altra, sulle tue scelte. Sappi, però, che al corso c’è buona predisposizione alla tua singolarità, che aiuterà tutti quanti a comprendere meglio l’unicità dei propri figli e dei propri nipoti, e a comprendere meglio il soffio della globalità che sta avanzando, anche da noi, con l’abbattimento delle frontiere.
Grazie, Andrea, per essere dei nostri.
Con affetto,
Giovanna

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