2014 | Lettera a un sogno
Gianluca Lattuada
Lettera finalista nella categoria Lettera a un sogno.
Caro passante,
a te dedico queste poche righe, mio testamento, così che tu possa andare oltre, proseguire per la tua strada a testa alta, fiero di te stesso e di ciò che ti circonda.
Mi capita spesso di svegliarmi senza forze, con la tempia che pulsa e il grigio che inghiotte ogni cosa. Basta accendere la tv o leggere un quotidiano, prendere la metro o girare per la periferia di Milano, per capire che c’è qualcosa che non funziona. Leggo proprio ora della condanna di 28 ex manager nel processo Ilva, 15 decessi dal 2004 al 2010, niente di nuovo sotto i riflettori, polvere di Eternit nei polmoni, e il Censis avverte: 342 mila alunni esposti ad amianto, edifici scolastici pericolosi e fatiscenti. Qui crolla tutto ancora prima che venga costruito, nutriamo il pianeta con tangenti per appalti, produciamo energia per la vita dentro un buco nero, buche per le strade, barriere architettoniche, città a misura del più abile. Beati i cani, penso mentre ti scrivo, beati loro perché inconsapevoli e sempre profumati, divi dei giorni nostri, prima loro e poi gli altri, d’altronde non hanno ruote e bisogno di rampe. Il grigio si trasforma in nero e la testa mi esplode, non rispondo più delle mie azioni e litigo con qualsiasi pretesto, sento la rabbia salire su no alla gola, voglio vomitare, voglio vomitare sugli altri, voglio vomitare addosso a te, caro passante. Sono però sicuro che anche tu, qualche volta, ti senta così, non hai forse litigato per il posteggio dell’auto poco fa? Ma io ti capisco, io non te ne faccio una colpa, la colpa è del nero che ci circonda. Per questo ti voglio svelare un segreto, un trucco che uso quando perdo l’orientamento: bisogna pensare ai volti di quelle persone che ogni giorno inseguono il proprio sogno, a tutti i costi, anche della propria vita. E visto che è maggio mi preme segnalarti due date, appuntale sul calendario e ricorda la strage di Capaci la cui ricorrenza cade il 23, mentre quella di Peppino il 9. Non sono certo qui per fare la predica, sia chiaro, vorrei solo farti capire che tutto ciò che vedi attorno a te è stato modificato dal sogno di qualcuno che è passato prima, perciò mi vengono in mente alcuni degli eroi della mia generazione che sono riusciti a plasmare la realtà circostante: Luca Coscioni che si è battuto no all’ultimo per i diritti dell’individuo e per la ricerca scientifica, così come lui Piergiorgio Welby e come non ricordare Rita Levi-Montalcini, scienziata da Nobel, e poi Vittorio Arrigoni, morto lontano da casa per portare avanti una causa senza con ni, ma anche Gino Strada che con la sua organizzazione porta cure mediche e aiuti a migliaia di persone, oppure la poetessa Alda Merini, voce degli esclusi, Don Andrea Gallo, prete da combattimento, e Ilaria Alpi, uccisa per aver inseguito la verità no alla ne. Ma dietro questi nomi che ti saranno sicuramente familiari, devi sapere che ci sono un’infinità di individui che nell’anonimato e nel silenzio inseguono il proprio sogno ogni mattina, un sogno che va oltre l’inconscio e prende forma nel reale, verso l’altro (il sogno implica sempre altro): volontari, medici, attivisti, ricercatori, giornalisti, scrittori, poeti, che con le proprie idee cercano di cambiare il flusso degli eventi, dopotutto sono da sempre convinto che il minimo battito d’ali di una farfalla possa provocare un uragano dall’altra parte del mondo. Impossibile? Forse, ma non mi interessa. Un’ultima cosa prima di salutarti e lasciarti andare per la tua strada. Ti ricordi la battuta in un film demenziale che diceva: “Io ho un sogno: avere un sogno.”? Ecco, questo è il vero motivo per cui ti scrivo, il mio incubo più grande, ciò che mi spaventa di più quando mi guardo allo specchio. Perciò produco sogni di carta che posso toccare, indirizzati a te ma che in realtà rivolgo a me stesso, prova quotidiana che sono ancora capace di sognare, grazie agli altri, grazie agli eroi senza nome. Impegnarsi per realizzare un sogno altrui è la missione più difficile: andare a lavorare ogni giorno per garantire un futuro ai propri gli, far sorridere un malato terminale, stare sotto le bombe in un paese straniero per portare un aiuto o per far sapere al mondo come vanno le cose, diventare un personaggio scomodo per molti ma non per tutti, passare l’intera vita studiando una cura che forse mai si troverà. Perciò quando incontrerai una persona al bar, al supermercato o in ufficio, prova a pensare alle difficoltà che sta incontrando per realizzare i propri sogni (che forse sono gli stessi che hai anche tu), quindi non ti incazzare, mantieni la calma e ascolta le parole di David Foster Wallace nel discorso Questa è l’acqua. Perché caro passante, questa è proprio l’acqua e ognuno, nessuno escluso, lotta per non affogare.
Restiamo uniti e vedrai che non affonderemo.
Uno che è passato di qua
