2017 | Lettera a un cervello in fuga
Giacomo Campanardi
Lettera finalista nella categoria Lettera under 14.
Caro libro,
ti scrivo perché non è giusto che sia solo tu a donarti agli altri. Vorrei dirti che con le tue pagine piene di parole, di lettere d’inchiostro, di strappi, di unto lasciato dalle mani di tutti quelli che ti hanno letto, ma forse non capito, sei uno degli amici più fedeli che si possa avere.Anche se non sei una persona, i sentimenti ti sono stati impressi, da chi ti ha scritto, e tu li trasmetti a tutti attraverso il tuo fascino, attraverso quella bolla che si forma attorno a chi ti legge e che lo isola dallo spazio e dal tempo.Ma di tutte le persone, migliaia, milioni, miliardi di persone che ti hanno letto, quante ti hanno mai scritto una lettera? Quante ti hanno mai provato a capire? Quante volte ti è stato chiesto come ti senti mentre vieni continuamente sfogliato?Ti voglio chiedere ora: come ti sei sentito quando tanti ti hanno sfogliato, letto, hanno scoperto i tuoi segreti fino a spogliarti e magari ti hanno anche apprezzato, ma mai nessuno ti ha ringraziato? Non ti sei sentito usato? Non ti sei sentito un fenomeno da baraccone, con cui la gente si diverte, che tutti applaudono ma che poi dimenticano?Io, personalmente, ti ho sempre visto come qualcosa su cui poter contare: anche quando tutti mi lasciano solo, non mi danno retta, tu sei sempre lì, sempre pronto a svelare un’altra parte dei tuoi segreti. Purtroppo, prima d’ora, non sono mai riuscito a crederti capace di sentimenti, ma oggi è diverso: oggi, mentre ti scrivo, mi sembra di scrivere a una persona vera, che potrei incontrare uscendo da scuola, che potrei salutare e a cui potrei stringere la mano.Ma ci sono ancora altre domande che mi assillano, che non mi danno pace: tu come mi vedi? Come un amico o come un essere fastidioso che si diverte a tormentarti?Quando ti leggo, mi separo dal resto del mondo ed il tempo scorre più in fretta. Provo emozioni insieme ai protagonisti del racconto e mi sembra quasi di essere parte dell’avventura che stanno vivendo. Ma tu, mentre io provo tutto questo, cosa pensi?Sei anche tu coinvolto e preso come me dal racconto o aspetti solo che io finisca di leggerti per poter tornare alla tua pace ed alla tua tranquillità?In fondo, però, credo che ti piaccia farti leggere, perché è nella tua natura, come è nella natura dello stambecco saltare fra le rocce di un dirupo e in quella del pesce nuotare nell’acqua limpida di un laghetto o di un torrente. Nessuno può scappare dalla propria natura. Come nella natura dell’uomo c’è il desiderio di possedere, in quella del libro c’è il desiderio di essere letto e apprezzato. È così che va il mondo e nessun umano o libro può cambiarne la direzione.In ultimo, vorrei dirti che la tua presenza nella mia vita è stata importante e che lo sarà sempre. Spero che tu condivida tutto ciò che ho scritto in questa lettera e che tu riesca a leggerla, in qualche modo, e a farmi avere la tua risposta.Chissà, magari un giorno, aprendo un libro di Jules Verne, potrei trovarci scritto quello che pensi di me!
Sempre tuo, Giacomo
