2019 | Lettera alla mia città
Enzo Formizzi
Lettera finalista nella categoria Lettera alla mia città.
Mantova.
Sono le otto di sera, la tavola è già apparecchiata e la testa dentro il frigorifero. Guardo con attenzione se ci sono due tortelli di zucca, o un po’ di salamella per un risottino. E mentre ho questo dubbio profondo, sento suonare il campanello di casa. Mi affaccio alla finestra, non vedo bene abitando al terzo piano, ma sento chiaramente: “Dai scendi, mettiti una giacca e non dimenticarti la reflex, si va a fare due passi per la città”. E’ la mia amica Malinconia, spesso la sera mi viene a trovare, e insieme andiamo a visitare gli angoli nascosti della città. Questa sera poi è la sera giusta, una nebbia perfetta, non di quelle pesanti, grigie e bagnate, ma bianca, leggera e asciutta. Non fitta da non vedere niente, ma a quel punto giusto che rende tutto ovattato e magico. Malinconia mi prende sotto braccio, dopo un leggerissimo bacio sulle labbra. Mi lascio guidare, e dopo pochi passi, ci troviamo in Piazza Pallone. Uno spettacolo! I lampioni creano un cono magico sulle panchine, e su una di queste ci sono due ragazzi teneramente abbracciati con vicine le loro biciclette. La Nikon comincia a scattare, ma poi la sgrido “lasciali in pace”. Ci allontaniamo, nella città medioevale dei Gonzaga: Via Teatro Vecchio, Basilica di Santa Barbara, Piazza Castello. Una meraviglia, e lì ci sfoghiamo. Fuori la Nikon a caccia di particolari, e degli sfondi. Appagato ci spostiamo e ci troviamo nei vicoli dietro il duomo, solo i nomi sono già una chicca: Vicolo Pace, Vicolo Gallo, Vicolo Gallina, Piazza Stretta. Posti da favola, nella sera e nell’atmosfera giusta. Sento che qui siamo solo di passaggio, Malinconia ha un suo obiettivo, la lascio fare e mi ritrovo nel quartiere di San Leonardo. Lo sospettavo, non so se sono stati i miei passi o se è stata Malinconia, sento che non si accontenta di darmi il braccio, ma mi entra dentro e mi prende il cuore. Provo un nodo alla gola, la presenza di un amico che è andato ad abitare lontano lasciando questi posti orfani e un po’ più poveri. Mi fermo al Duling, un Pub vicino alla chiesa. Birra e patatine. La ragazza mi dice che questa sera hanno anche le castagne. Bene, ma per le castagne allora ci vuole un bicchiere di prosecco. “Poi via di nuovo…nella nebbia”, Vicolo di Mezzo, Vicolo Ospitale, Via Sapone. Si è fatto tardi, è ora di rientrare, davanti al portone di casa Malinconia si stacca e mi saluta, lo sa che passeggio volentieri con lei, ma preferisco non invitarla di sopra. Un bacio casto e leggero poi salgo le scale, sapendo che lei girerà tutta la notte alla ricerca di altri amici. Al terzo piano ho una finestra rigorosamente senza tende che si affaccia sui tetti di Mantova con in primo piano il campanile di Sant’ Andrea. Mi siedo sulla mia poltrona prendo carta e penna e scrivo una lettera al mio amico di san Leonardo. “…il naufragar mi è dolce in questo mar…”.
Grazie Mantova, dei tuoi vicoli, delle tue persone, della tua nebbia…
Sempre tuo
Enzo
