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2014 | Lettera a un sogno

Elisa Mabini

Lettera finalista nella categoria Lettera a un sogno.

Tutti hanno sogni nel cassetto. Io no. Troppo realista e concreta, troppo onesta con me stessa e disincantata sull’oggi e sul domani. No, no, sognare nuoce fortemente alla salute, come le sigarette. E così non sogno. Me lo impongo ogni mattina quando mi alzo e quando mi corico la sera, dopo una giornata “sì” ma anche e soprattutto “no”. Non che non mi faccia qualche domanda… che diavolo, tutti hanno un angolo dei sogni; solo io no? Il mio deve pur stare da qualche parte, magari schiacciato da un Superego ingombrante e prepotente, ma di certo esiste. Solo che, ammesso di averlo, che lo uso poco, di sicuro molto meno di quegli umani che si crogiolano nelle aspettative, in un futuro solo ipotetico, e sfuggono dal presente con tanti “Se avessi…”, “Se fossi…”, “Magari…”
Sognare? No, no, non è da me. Scherziamo? Sognare fa M-A-L-E! Meglio prevenire e non sognare, piuttosto che leccarsi le ferite per un sogno inseguito e mai realizzato. Al bando giochi d’idee svolazzanti o progetti di vita. Meglio il Limbo dell’Inferno. Definitemi pure cinica, fredda, insensibile. Pensate che non voglia anch’io un mondo dove a governare siano la giustizia, la bellezza, il rispetto? Ma dove trovarlo in questa galassia? Come crearlo? E se fosse solo un’utopia, perché allora sognarlo? Perché illudersi? L’altra sera, però, qualcosa in me è cambiato. Ho passato in rassegna i momenti della mia esistenza, esistenza normale di una donna normale. E ho capito che forse non voglio sognare, perché mi basta il presente e non ho bisogno di rincorrere sogni. Perché adoro stare con me ma ricerco il sorriso degli altri, perché ascolto e mi fa piacere essere ascoltata, perché mi sento uguale a chi mi sta vicino, perché ogni giorno ringrazio il cielo di avere un lavoro e di scherzare con i colleghi, perché non dimentico di avere avuto periodi pesanti ma di aver avuto la forza per superarli, perché amo i cieli stellati sopra il mare, perché…
E così mi sono resa conto che anch’io – a modo mio – tutti i giorni, inevitabilmente, ma senza saperlo, sogno; in piccolo, ogni mattina, perché possa addormentarmi la sera con la pace nel cuore.

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