2017 | Lettera a un cervello in fuga
Elena Briganti
Lettera vincitrice nella categoria Premio alla libertà.
D’accordo, scherzavo. Oddio, per un attimo ho davvero pensato di finanziare il mio progetto così, e di fuggire con la refurtiva, ho sempre sognato di fare un biglietto di riscatto coi ritagli di giornale!
Ma in fondo non se lo meritano i miei… Santo Cielo, come si dice? “Parenti stretti che ho partorito” … Figli! Ecco, come si chiamano, “figli”! Santo Cielo, per fortuna mi è venuto in mente, altrimenti avrei continuato a pensarci e avrei perso il filo… Ecco, appunto, ho perso il filo. Di nuovo, accidenti. Perdonami, attendi un attimo solo che rileggo ciò che ho scritto finora, in modo che mi sovvenga ciò di cui volevo parlare.
Ah, ecco! Questa è una lettera per te, tu che sei la causa da cui è partita tutta questa storia.
Caro mio cervello in fuga, all’inizio ero piuttosto arrabbiata con te: quando quel… Santo Cielo, di nuovo. “Professionista che si veste di bianco” … No, non un gelataio. No, perché non si veste semplicemente di bianco, ha un camice bianco. Brava Dora, un camice, ottimo lavoro! E inoltre questo professionista mica riempie i coni di gelato, no… Cura le persone, ecco! O almeno dovrebbe. Quel professionista col camice aveva molta fretta. Parlava veloce, non guardava me, guardava solo i miei figli. Gli ha comunicato che dalle mie “performance” ai test neuropsicologici, purtroppo era evidente un declino cognitivo. Tradotto, ho una demenza. Il mio cervello mi sta sfuggendo. Tu mi stai sfuggendo.
Il primo segno del fatto che stavi scappando è stato una mia sempre peggiore “performance” nell’orientarmi per strada. Poi però ho cominciato a perdere le parole, e questo sì che mi ha preoccupato: io sono una professoressa di lettere in pensione, le parole sono sempre state il mio mondo.
Così quando è arrivata la diagnosi definitiva, ho provato soprattutto una gran rabbia: non potevi andartene così, con le mie parole, con la mia identità, con la mia autonomia. Come ti permettevi? Dopo che avevo passato una vita intera a plasmarti, a riempire i tuoi cassetti di nuove conoscenze, ora tu facevi la valigia con tutte le cose che ti ho affidato negli anni, e decidevi di partire lasciandomi sola, a farmi compatire e trattare dagli altri come una… Santo Cielo… bè, come una piccola umana.
Però poi ho capito una cosa e devo ammettere che ti sono grata: tu non sei l’unica cosa che mi costituisce. Ho scoperto anzi che non ti sei portato via la parte più profonda di me: ed è proprio con quella parte che ho deciso di partire per un viaggio intorno al mondo!
Sicuramente mi perderò, ma del resto mi perdo anche nel mio quartiere. E non so che fine farò: ma una cosa che so per certo è che non voglio passare i miei ultimi anni in una casa di… Santo Cielo, come si dice… bè, in una casa di relax, aspettando i miei familiari per visite che so che piano piano si diraderanno sempre più. Io voglio ancora poter scegliere cosa fare della mia vita.
Quindi, caro cervello, buona fuga a te, e che tu sia d’accordo o no, parto anch’io! …ora devo solo ritrovare il biglietto aereo… e il passaporto? Chissà dove saranno. Ti lascio, che vado a controllare se per caso li ho messi in frigo.
