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2013 | Lettera di scuse

Denise Marcoz

Lettera finalista nella categoria Lettera di un'adozione.

Figlio caro, Paolo,
ti scrivo oggi come già tante altre volte da quando sei entrato gattonando nella mia vita, per fissare con le parole scritte le piccole emozioni di un dettaglio, che altrimenti andrebbero perse nello scorrere dei giorni. Riguardo le lettere passate e ti ritrovo a dormire esausto per la prima volta nel tuo letto, a toccare curioso per la prima volta la barba al nonno, a lasciare coraggioso le mani dello zio per fare i tuoi primi passi da solo verso di me… e ancora leggo di ginocchia sbucciate, di tachipirine sputacchiate in giro, di parole in patois pronunciate prima di quelle in italiano, insomma leggo quello che milioni di altre mamme scrivono e si ricordano dei primi anni di vita dei loro bambini.

La lettera che ti scrivo oggi, figlio caro Paolo, è però un poco diversa.
Oggi voglio scriverti di un capriccio piccolo e comune, a sette anni volevi guardare ancora i cartoni animati in TV. Io non te lo permettevo e così per una cosuccia minuscola, come un cartone animato, dalla tua bocca è partito un macigno, un proiettile puntato dritto al mio cuore: “mamma io guardo ancora, non ti ascolto, tanto tu non sei la mia vera mamma”. Appena lanciato il sasso sei rimasto attonito e sospeso in attesa, come chi aspetta che il vetro esploda in mille pezzi. Eri ben consapevole di averla detta grossa, anzi probabilmente la più grossa che potessi dire.
E poi? E poi è successa una cosa strana, il proiettile che mi avevi sparato si è trasformato in un pasticcino alla crema chantilly, che certo non lacera la carne, al massimo fa una medaglia sulla camicia, che sparisce al primo lavaggio.
Mi hai lanciato una pietra ed hai avuto in cambio un pasticcino: “Io posso anche essere la tua mamma finta, ma tu sei mio figlio vero e quindi ora spegni immediatamente la tv”.
Incredulo e soddisfatto allo stesso tempo dell’inefficacia del tuo tiro mirato, riporti il capriccio a livelli normali e poi ti arrendi… vai a fare i compiti.
Mi siedo, mi apro una buona bottiglia di vino e penso: evviva ci siamo, bravo figlio caro Paolo, hai avuto il coraggio e la sicurezza di dirle certe parole!!!
Quella stessa sera, al momento della buonanotte, mi hai detto: “mamma, comunque tu sei la mia mamma preferita. Bua nite” e ti sei girato a pancia in giù per addormentarti in tre secondi, come sempre fai.

Bua nite e bun dzor deman Paolo.
Mamma Denise

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