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2013 | Lettera di scuse

Caterina Napoli

Lettera finalista nella categoria Lettera 313.

Carissimo Sindaco Pisapia,
sono molto contenta e ti ringrazio per aver voluto discutere, a fine gennaio, della necessità di dare la cittadinanza ai figli di stranieri che sono nati e vivono in Italia. Anche se è solo una “cittadinanza onoraria” credo che sia un passo molto importante, già fatto anche dal sindaco di Torino dopo il discorso del Presidente Napolitano. Noi siamo, fin dall’asilo nido, compagni di gioco e di banco di bambini e ragazzi considerati stranieri. Ma perché? Sono nati in Italia, e in Italia vivono e studiano; i loro genitori sono in regola con i permessi, lavorano in Italia e allora, perché non riconoscerli bambini e ragazzi uguali a noi? Sono italiani come me, e oltre la loro lingua d’origine parlano l’italiano. Forse hanno una diversa cultura e una diversa religione, hanno altre tradizioni, altre feste ma, per tutto questo, non credo debbano essere considerati diversi da me.
Si sente parlare tanto di “integrazione” e di “tolleranza” ma, se li consideriamo “diversi”, “stranieri”, come aiutiamo la loro integrazione? Come si può eliminare per sempre l’intolleranza che tanta gente usa verso “l’altro” solo perché è di colore diverso o perché ha una religione diversa?
Io credo che se alla nascita venissero dichiarati cittadini italiani non ci sarebbe bisogno di parlare di integrazione e non ci sarebbe più razzismo di nessun genere, ci comporteremmo come spontaneamente facciamo con i nostri vicini di casa, con chi incontriamo per strada. È necessario solo crescere tutti, usare lo stesso rispetto che abbiamo automaticamente verso chi ha un nome diverso dal nostro e accettarli come persone uguali a noi. Se si comincia in questo modo forse potremmo arrivare ad accettare tutte le “differenze” presenti al mondo.
E allora non esisterebbero più gli “stranieri”, gli “omosessuali”, le “donne”, gli “uomini”, i “down”, i “disabili”, i “cristiani”, o i “mussulmani” ma potremmo essere semplicemente solo tutti cittadini di uno stesso mondo arricchito da tutte queste “differenze”.
Per realizzare tutto questo dobbiamo sentirci tutti fratelli, dovremmo rispettarci senza voler prevaricare sugli altri; allora potremmo vivere in un mondo di pace e fratellanza. Lo so, la strada è lunghissima, ma è importante aprire questa strada verso l’uguaglianza.
Lei, caro Sindaco, l’ha aperta e spero solo che continueremo a percorrerla. Io mi sento già una cittadina di questo mondo.

Grazie
Caterina Napoli

 

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