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2016 | Lettera a un artista

Benedetto Mortola

Lettera finalista nella categoria Lettera a un colore.

Tu sei uno strano colore, un colore che non ci piace, ma vogliamo lo stesso raccontarti questa nostra storia. Oggi li abbiamo visti per la prima volta!
Sono loro. Sono quelli che abbiamo deciso di adottare.
Ci abbiamo pensato a lungo, prima di decidere. Questa è una di quelle scelte che segneranno non solo le nostre vite, ma anche quelle di molte altre persone.

Bene. Deciso. Il volo in aereo. E oggi finalmente li vediamo. Sono loro. Tre e cinque anni. Due fratellini. La sala dell’orfanotrofio dove entriamo è pulita, anche se intorno aleggia uno strano odore. Un odore non cattivo, ma inconsueto per noi arrivati da un altro mondo.
La calce bianca dei muri fa risaltare ancora di più la pelle scura di questi due bimbi che ci hanno accolti con lo stupore nei loro grandi occhi. Appena ci hanno visti, si sono abbracciati. Una specie di tenero aiuto reciproco di fronte a noi che siamo così incredibilmente bianchi. Sono loro. Diventeranno i nostri bambini. Ma oggi non ce li fanno portare via. Li vediamo andarsene in silenzio verso uno stanzone enorme dove girano bambini come loro. E solo ora ci accorgiamo di quante mosche ci sono che ci volano intorno. Torniamo a casa soli e tristi.

Siamo di nuovo lì dopo tre mesi, ma ce li fanno solo vedere. Sì, sono loro. Sono quelli che diventeranno i nostri figli. Ma noi partiamo e loro restano ancora lì, in Etiopia.
La terza volta è la stessa cosa. Sono magri e con vestitini consumati addosso, ma non possono venire via con noi.
A casa siamo distrutti. Burocrazia. Lentezza. Indifferenza. Casini. E pensiamo a tutte quelle mosche che continuano a volare intorno a quei visini che non possiamo dimenticare.

Poi, è vero, ce li hanno dati, ma dopo un tempo interminabile.
Ecco, questa è la nostra storia per te, colore che non ci piaci per niente. Perché sei il colore dell’indifferenza, il colore che è la negazione di ogni colore.

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