2013 | Lettera di scuse
Arianna Greco
Lettera finalista nella categoria Lettera under 14.
Ciao Sami,
Fa caldo in questi giorni, le vacanze sono arrivate… insieme agli esami.
Non sai cosa ti sei perso. Ieri c’erano gli orali, il cuore rischiava di strapparmi il petto, tanto batteva forte. Ero attraversata da spasmi e tremavo dalla testa alla punta dei piedi. Se le gambe mi reggevano era solo grazie alle sei tazze di caffè che mi ero scolata in giornata; non riuscivo a bere e mangiare nient’altro. Per quanto mi riguardava, sarei potuta svenire da un momento all’altro. È in questi momenti che ti penso. Nei momenti di difficoltà, nei momenti di paura, sento che ho bisogno di te, percepisco la tua mancanza, desidero con tutta me stessa che tu possa tornare da me. Quando soffrivo mi appoggiavi sempre una mano sulla spalla e mi asciugavi le lacrime con la punta del dito. Mi sorridevi sempre, scaldandomi il cuore.
Voglio tornare indietro per riprenderti. Sei ancora arrabbiato vero? È colpa mia lo so, ma se tu vedessi come soffro ora senza di te mi consoleresti, mi perdoneresti. Ti chiedo scusa, ma non serve più a niente ormai. Uno “scusa” può concludere molte liti, può far rinascere un’amicizia, ma non ti potrà mai riportare da me. Continuo ad inviare lettere al vento, sperando che tu le possa leggere; continuo a urlare il mio dolore, sperando che tu lo possa sentire.
È colpa mia, ti dovevo proteggere, invece ti ho dato le spalle, ti ho abbandonato. Ho sbagliato, è umano, ma certi errori non si possono dimenticare. Ti imploro, perdonami per averti portato via il tuo sorriso splendente, per averti reso triste, per averti lasciato solo. Nessuno ti guardava mai solo perché eri un pochino diverso, solo perché invece di baciare ragazze baciavi ragazzi. Cosa cambia? Non è mica questo che trasforma la persona in un mostro. Quelli che ti ridevano alle spalle lo erano, quelli che ti stavano alla larga come se fossi contagioso o per la paura che potessi “aggredirli”, quelli che ti usavano come tema dei loro pettegolezzi, quelli che ti guardavano con sguardi più taglienti di un coltello, quelli che ti hanno lasciato solo. Ero io il mostro, non tu. Tu eri un angelo. Non dovevi volare via così, non dovevi andartene senza di me, ma come darti torto.
Perdonami, perché se fossi stata più attenta, se ti fossi stata più vicina non avresti sofferto così tanto.
Avevi gli occhi azzurri con un tocco di verde-acqua ai bordi, me li ricordo bene, mi piacevano così tanto. Ti ripetevo in continuazione, scherzando, che un giorno te li avrei rubati. Mi ricordavano il mare, il cielo quando splende il sole, i campi di nontiscordardime, l’infanzia con i nostri giochi e le nostre risate.
Sei stato un amico come pochi, sono stata fortunatissima ad averti accanto e sono stata una stupida ad abbandonarti come un giocattolo che non funziona più. Piangere mi ha fatto crescere molto, ma non ho mai dimenticato. Il tuo ricordo è la peggiore delle torture. Il mondo è grigio senza di te.
Eri un angelo e sei tornato a casa, in paradiso. Spero tu ti trova bene lassù, che tu sia felice finalmente… ma qui è un inferno. Quel giorno nero, fatto di sangue e lacrime, volevo unirmi a te. Avrei fatto bene, qualsiasi cosa è meglio di questo, anche la morte. I sensi di colpa mi divorano e non spariscono.
Quel giorno hanno pianto tutti, ipocriti con il viso allagato da lacrime false. Dopo il tuo funerale se ne sono andati in giro per il centro a ridere e scherzare come se nulla fosse successo. Sono stata l’unica a restare con te ancora un po’, sono l’unica che torna con un fiore in mano a piangere sulla tua tomba ogni giorno. Ora sono come lo eri tu, abbandonata nell’oscurità della solitudine, con la testa piena di parole. In questi momenti solo i miei pensieri e il tuo viso mi fanno compagnia nel vuoto della mia mente. Le emozioni mi saltano addosso senza che nessuno le possa fermare. Il mio unico amico è l’inchiostro, solo lui mi può comprendere…
Ma continuo a cercare disperata qualcuno con cui condividere tutte le difficoltà, le preoccupazioni, le emozioni, le paure, con cui condividere tutta me stessa, che non sia di carta.
Sai, l’altra sera ho visto un film. Il titolo era “Noi siamo infinito”, mi piaceva, suonava bene. Raccontava di tre ragazzi e della loro amicizia. Sono stata a lungo a riflettere su quell’infinito. Alla fine ho capito che era il loro legame ad esserlo. Come il nostro, se ti va ancora di fare pace. Io quell’infinito l’avevo già trovato, con i suoi scherzi, con i suoi sorrisi, le sue fossette. Adesso non è più qui e darei la vita per riaverlo. Solo ora mi rendo conto di quanto ti voglia bene.
Tu aspettami perché tra poco arriverò e quel giorno potrò veramente dire “noi siamo infinito”. Vivrò la mia vita senza di te, per quanto sembri impossibile, ma ricorda che dentro di me tu ci sarai sempre. Perdonami. Mi manchi. Ti vorrò bene per l’eternità.
Tua Ali
