2019 | Lettera alla mia città
Antonio Nastro
Lettera finalista nella categoria Lettera dal carcere.
Cara anima mia,
vasto paese al quale mancano i benefici del sole, tu che mi hai reso la vita così dolce e amara, spesso nei momenti di calma e di silenzio, quando le mie facoltà interiori sono addormentate, quando mi addormento alla dolcezza, quando una tenebra si stende su di me e mi perdo nella contemplazione delle cose esteriori, quando ad un tratto un’idea guizza, passa con la rapidità del lampo attraverso gli spazi infiniti voglio scriverti un po’.
Voglio scriverti un po’, perché scrivere è bello, è un modo per riflettere prima di dire tutto senza fretta e quindi dire tutto senza riserve, senza interruzioni, senza abbassare gli occhi, voglio tirar fuori dal cassetto i voli della mia fantasia, le poesie d’amore che non ho mai osato presentare a chi mi ha ispirato, le lettere di amicizia, le esplosioni di rancore che che carta e penna non hanno saputo mitigare, le illusioni, le carezze e amarezze, i sogni di tutte le mattine, i racconti che mi sembravano belli ma non sapevo a chi dare.
Voglio scriverti per dire della speranza che mi fiorisce in cuore, nell’attesa di poter un giorno abbracciare la donna amata.
Voglio scriverti del desiderio fisico che annebbia la vista e interrompe il respiro al sol guardare la creatura amata, dal brivido che ti paralizza e ti scioglie al sol sfiorarle la mano, una guancia, fin quando tutto diventa unico e insostituibile.
Voglio scriverti di come una volta avevo scritto che l’amore non esiste, ma forse non ero innamorato o non volevo esserlo.
Voglio scriverti di un amore più forte del desiderio, più cieco della gelosia, di un amore che non si può concepire la vita senza di esso, poiché fa parte della mia vita, e rinunciare ad esso è rinunciare a me stesso!
Voglio scriverti di quando sentii questo amore per la prima volta e vivere quegli attimi così intensi che attraverso i sogni bramano essere realtà che vanno fino al cuore e fanno fremere ogni mia vena, fino a sentire il fuoco consumarmi le tempie e i pensieri.
Voglio scriverti della mia immaginazione, della mia fantasia, che fa passare davanti ai miei occhi rapiti, abbagliati dalle innumerevoli e capricciose figure che la voluttà ostenta, l’ardore dei sogni che dà il possesso della donna amata.
Voglio scriverti delle mie malinconie, della mia solitudine di quando all’improvviso mi risveglio solo e mi ritrovo in una notte profonda, estenuato, restando privo di soccorso e, soprattutto senza un cuore dove rifugiarmi, ignorando se l’amore quando nei momenti di stanchezza agiterà le ali sulla mia testa, infondendo al mio cuore nuova forza, crudeli malinconie frutto della mia solitudine.
Voglio scriverti della felicità che esclude tutti i mali, ma è insediata da pensieri che la distruggono le rare volte in cui, per brevi istanti, se ne ha una relativa.
Voglio scriverti che non è importante quel che gli altri pensano di me ma ciò che vedo da solo quando mi specchio nella mia coscienza.
Voglio scriverti per raccogliere il tempo nelle mie mani, per sentirmi contento di poco, libero dal pensiero del domani.
Voglio scriverti di quel bambino impaurito da un drago, diverso da tutti, ma quando mai più sorprendente, per l’aspetto così tradizionale come spesso raffigurato nelle immagini che ci si fa di lui che, con le sue brutali fauci, ha divorato la mia vita e i miei sogni.
Voglio scriverti di delle riflessioni fuori luogo che sfrecciano nella mia mente e, della mia ragione che discorre con se stessa, meditando il vuoto che mi darà un nuovo giorno. Voglio scriverti per ritornare più vecchio di pensieri con qualche frammento di storia in più sulle spalle e nel cuore.
Voglio scriverti dei secondi, dei minuti, delle ore e poi ancora i giorni e i mesi e gli anni che passo all’interno di questa cella dove il tempo – lo giuro – non passa mai: entrambi prigionieri, che si inseguono da sempre, incessantemente, ognuno con la sua velocità, col suo tempo, indissolubilmente congiunti.
Voglio scriverti della vecchiaia che mi ha fregato, e del tempo che è scivolato via come i granelli di sabbia dall’incavo della mano e, del sorriso che, nonostante tutto mi è rimasto, e basta a nascondere le rughe sulla fronte e le ferite nel cuore.
Voglio scriverti per ricordare; voglio farlo per allegria e per dolore.
Voglio scriverti… di un sognatore senza una meta.
Antonio.
