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2013 | Lettera di scuse

Antonella Cardone

Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.

Dovevi odiarci, questo pensai, non c’era altra soluzione. Quando rivolgevi a noi quegli occhi infuocati, vedevo la tua rabbia. Non capivo allora. Non capivo perchè tornavi, non capivo perchè ci odiavi. Non mi rendevo conto neppure di essere una vittima delle frustrazioni che nutrivi.
Nel lettone, io, Marco e la mamma; ad aspettare il rumore di quella chiave nella porta e a tremare per i sentimenti che portavi con te.
Un’altra notte. Ancora un’altra notte. Senza potersi chiedere perchè, né quando sarebbe finita. Senza avere neppure la capacità di concepire la fine perchè quella, per noi, era sempre stata la normalità.
Quella notte la mamma tremava; riuscii a tenerla al sicuro da te fino all’arrivo di quei poliziotti, un uomo e una ragazza; erano giovani, cercavano di proteggerci.
Tu ubriaco, barcollavi.
Quanta vergogna ho sentito papà. Non avevo paura, nessuna paura, sentivo solo la vergogna di non essere una bambina normale, di non avere una famiglia normale. Quella ragazza…, aveva i capelli lunghi come i miei, raccolti in una treccia; si avvicinò a me, mi accarezzò dolcemente i capelli, mi chiese se stavo bene e mi disse di non avere paura. Le risposi, papà, che non avevo paura, le risposi che io e Marco ci eravamo abituati…
Venni a sapere più avanti, che la mamma ti aveva denunciato perchè avevi gettato dell’olio bollente sulla sua auto. Cosa volevi fare papà?
Avevi un corpo esile allora, me lo ricordo bene, ma avevi una forza che ci poteva uccidere; forse quella forza papà, la forza di ucciderci, ogni sera, in quel modo, te la davamo noi, io, mamma e Marco, a tremare in quel lettone.
Quella sera, al rientro entrasti in camera…
Non riesco a scrivere papà, ma la mia mente non riesce a dimenticare…
Se avessi potuto regalarmi la tua dolcezza…
Quella dolcezza si vede nei tuoi occhi. Io ho gli occhi uguali ai tuoi papà, me lo dicono tutti da sempre e, quella dolcezza io la vedo, io la riconosco, da me non ti puoi difendere…
Se me l’avessi regalata sempre, come quando accarezzavi dolcemente i miei lunghi capelli neri. La mamma, nervosamente, mi faceva sempre male quando mi asciugava i capelli; ma lei… aveva ragione lei, aveva sempre troppe cose da fare perchè doveva occuparsi di tutto: -“diceva…”
Tu c’eri sempre meno ma, quelle carezze fra i miei capelli le ricordo ancora…
Mi hai insegnato a difendermi papà, a difendermi dall’amore.
Se posso chiedere e se puoi ascoltarmi ora, regalami ancora e sempre quelle carezze, perchè io possa dimenticare l’odio che ho letto nei tuoi occhi e possa tornare a guardare il mondo con gli occhi di una bambina…

Con amore, la tua piccola

 

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