Connect with us

2016 | Lettera a un artista

Angela Laconi

Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.

Caro babbo, non so se lassù avete la cassetta della posta, ma, forse, come dicono, avete il potere di leggere e sentire i richiami di chi sta al piano inferiore. È arrivato il momento di scriverti. Non posso più attendere. I miei ricordi e le mie emozioni necessitano di essere liberati da quello scrigno magico in cui sono stati rinchiusi per troppi anni. Sì, perché solo ora sono riuscita a trovare le chiavi. La fatina ha deciso di venire anche in mio soccorso e, d’altra parte, un po’ Cenerentola mi sono sempre sentita. Ricordi la bicicletta rossa che mi avevi regalato? Io sì. Che frana, il giorno stesso con la mia delicatezza da elefante sono riuscita a rompere il cavalletto. Ricordi i viaggi nel furgone rosso, poi bianco, poi l’auto verde? Io sì. Ricordo le canzoni in lingua sarda alla radio, gli attrezzi da lavoro e quei silenzi talmente gelidi che mi sembrava di camminare scalza sulla neve. Ricordi i soldi regalati, i giornali acquistati, i gelati mangiati? Io sì. Il tutto durava una manciata di minuti nell’arco di 24 ore, poi parcheggiata, quasi fossi un pacco, da nonna. Eppure ti amavo. Una concezione strana di un amore a senso unico che, nel tempo, si è tramutato in odio. Cosa sapevi di me e della mia vita? Gli Altri ti dicevano che a scuola ero brava. È vero mi è sempre piaciuto leggere, scrivere e studiare. Ti ricordi quando mi chiedevi in quali materie fossi più portata? Io No. No, non me l’hai mai chiesto. Ho pianto tante volte per te. Per un padre che un giorno mi ha buttato via come se fossi un utensile superfluo. Mi hai insegnato a vivere con la paura di non essere accettata. A diventare la donna che non volevo essere. A stare sola in mezzo alla gente. Ad essere il Pubblico Ministero di me stessa. Sai, caro babbo, io butto via un oggetto rotto, la carta straccia, ma non i sentimenti. Cerco di leggere anche quelli negativi, di comprenderli per evitare l’isolamento dentro il proprio vissuto. Un muro invalicabile di cemento armato che, a mio avviso, può essere superato e scalfito con l’amore e la fiducia. Niente è “per sempre”! Noi non ci siamo riusciti, non abbiamo goduto di quella energia dirompente che deriva dall’elaborazione della sofferenza e dallo svelamento delle nostre verità. Il tempo per riparare non c’è più dato. Tu non l’hai cercato. Ma io ho ancora il tempo per ritornare a credere nell’amore e nel potere benefico dell’incontro con l’Altro. Ho il tempo per vivere in me le gioie e il dolore altrui, e nel bene altrui sentire il mio bene.

Caro babbo, non ti amo più, ma neanche ti odio. Non ho dimenticato. Questo sarebbe impossibile perché il tuo rifiuto ha segnato con prepotenza l’esistenza di quella bambina dagli occhi tristi. Ho però imparato a riconoscere il lato umano delle persone e i loro errori. Ho imparato a tramutare il soffrire in agire, a scacciare le nubi che da troppo stazionano nel mio cuore e nella mia testa. Come una tela, trama dopo trama, sto costruendo il mio futuro. Un po’ come Penelope, un po’ vado indietro, un po’ avanti. Sto imparando ad essere felice e volevo dirtelo. Forse un giorno riuscirò anche a perdonare l’uomo che sei stato.
Angela

Continue Reading

LEGGI LE LETTERE