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2017 | Lettera a un cervello in fuga

Alessia Cantù

Lettera finalista nella categoria Lettera a tema libero.

Ciao nonno,
vorrei tanto chiederti cosa ne pensi. So già come sarebbe andata: anche senza averti detto ancora nulla, un certo “uccellino”, come dicevi sempre tu, ti avrebbe già raccontato tutto e in questo momento, tra i messaggi in arrivo, ne avrei uno tuo, di almeno una trentina di righe, inaspettato, ma che in fondo non mi avrebbe poi dato sorpresa.Sarebbe cominciato con un “Ciao Ale”, semplicemente. Io avrei già cominciato a sorridere. E poi cosa? Sì, avresti cominciato a rassicurarmi, a ricordarmi quanto ero tosta e che non dovevo preoccuparmi. Mi avresti detto che lo sapevi, “cipollina”, e che facevi il tifo per me, come sempre. “Buttati Ale”, avresti detto. “Buttati che ce la fai”: perché tu in me ci credevi, ci hai sempre creduto. Ti sei sempre aspettato grandi cose da me perché, a detta tua, io ce l’avrei fatta. Non ho mai capito bene in cosa, eh, ma tu ne eri sicuro, sicuro davvero.Io ce l’avrei fatta. E ti ho sempre creduto.Credevi in ogni parte di me, nonostante il mio carattere sempre troppo complicato, che anche quando non lo è si complica da solo, perché le cose facili, io, mai.Credevi nel mio talento per la scrittura, “questi me li trascrivo e me li metto via eh, che non si sa mai quando li pubblicherai, ma nel frattempo me li tengo io tutti questi pensierini”.Credevi nei miei discorsi accesi ogni volta da qualcosa di appena scoperto, nelle mie idee in evoluzione e nei miei mille progetti, uno per ognuno dei miei mille sogni.Credevi persino nei miei piccoli fallimenti (così li credevo io) e nei miei momenti di sconforto, perché mi avrebbero fatta grande, dicevi. Tu c’eri, pronto a tirarmi su, perché Ale, com’era? “Volli, fortissimamente volli!”.Già. Tu c’eri. C’eri e ci credevi così tanto che a dire il vero, tante volte mi superavi di gran lunga. Ma ora che facciamo, eh? Ora che me l’hai fatta grossa, nonno, ora che alle mie domande non puoi più rispondere e i tuoi consigli non li posso più sentire, come la mettiamo?Ripeto spesso che nel momento in cui ho aperto quella porta e mi hanno detto che non c’eri più, mi è franata la terra sotto i piedi, perché penso sia l’immagine più adatta. Ho perso l’equilibrio. Ora cammino, certo, devo continuare a camminare, ma non so più se il prossimo passo sarà sicuro o cadrò, non ci sei più a tenermi la mano. C’è tanto buio e non ti trovo.Lo so, lo so cosa mi avresti detto. Non ti demoralizzare, tu ce la farai sempre. Lo so, nonno, che ce la farò. Ce la devo fare. Ma sai, stavolta è bella tosta.Sono rimasta qui in balia della corrente, ora che non ci sei più tu ad indicarmi il Nord. Me la devo cavare da sola adesso.Non posso più tirare sul il telefono e chiamarti, o scriverti un messaggio, o fare una bella chiacchierata delle nostre davanti ad un “cappuccio chiaro con cacao” o un caffè al ginseng, come facevi ultimamente. (Poi l’ho provato, a proposito, è davvero buono come dicevi. Ma resto al mio latte macchiato).Non posso più carezzarti dolcemente la mano mentre dormi, versando qualche lacrima di nascosto, mentre su quel letto d’ospedale più che io a rassicurare te che ce l’avresti fatta, eri tu a farlo. Anche se l’ultima volta era una bugia e forse lo sapevi bene, io continuavo a sperare, perché eri tu che me lo facevi credere. Non hai smesso un attimo di combattere, non ti sei mai smentito fino all’ultimo.Sei stato forte nonno, sei stato grande, ma sai, “ora che non ci sei, è il vuoto ad ogni gradino”.Mi manchi, lo sai, vero? E sai, ho tremendamente paura di dimenticarti con il tempo. Ho paura di dimenticare la tua voce mentre al telefono esordivi con il tuo “Cipa!”, non voglio dimenticare le tue mani, l’immagine sempre un po’ commossa di te e la nonna sulla soglia della porta mentre aspetto l’ascensore, i tuoi occhi e quella luce che ci ho sempre visto dentro, il tuo sorriso fiero e soddisfatto quando ti parlavo di me, i tuoi discorsi e le tue storie che continuavano anche quando la nonna diceva di far parlare anche me, ma no nonna, dai, perché io volevo solo continuare ad ascoltarti, ho paura anche di dimenticare il tuo amore immenso quando mi dicevi che ero sempre stata più che una nipote, un’altra figlia. Nonno…vorrei tanto tu potessi leggermi per l’ultima volta, vorrei darti questo ultimo pensierino da mettere via. Però in fondo, ora che ci penso, forse, in fondo, non m’importa.Perché tu sei ancora qui con me, e ti assicuro che non ti lascerò mai andare via.

Invia. Alessia

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