Edizione 2023
La migliore lettera a tema libero è quella di Annarosa Ceriani
La lettera vincitrice della categoria a tema libero, letta da un coinvolgente Carlo Gabardini, è quella scritta da Annarosa Ceriani a Lidjia, badante di origine ucraina profondamente scossa dal conflitto tra il suo Paese e la Russia. Con le sue parole Annarosa ha voluto dire “no” alle assurdità della guerra, “grazie” a Lidjia per l’amore che mette nel suo lavoro e “scusa” per il mondo che si è rivelato sbagliato. Per questi messaggi il Festival ha voluto consegnarle anche il premio speciale Writing the distance in memoria di Anna Sachet.
Di seguito il testo integrale della lettera.
Carissima Lidjia,
ti scrivo in questi giorni terribili e mi pare di non avere parole.
Ti penso, mentre accudisci con affetto la mia mamma, mentre ascolti paziente i suoi discorsi ripetuti più volte, mentre prepari la solita “minestrina” serale e poi ti metti nella tua camera, davanti al computer e vedi ciò che vedo io: palazzi bruciati, strade con grossi crateri di missili e rifugi dove sono assiepate donne e bambini. Ti immagino ascoltare racconti dolorosi e raccapriccianti e guardare biciclette rovesciate, macchine sventrate, vetrine in frantumi. Ma non riesco ad immaginare cosa significhi riconoscere quelle strade, dove sei cresciuta o dove abitavano persone che conosci.
Non riesco ad immaginare cosa tu possa provare comprendendo ogni parola di quella sofferenza, riconoscendone le sfumature vere in una lingua che per te è chiara e che a me arriva filtrata da una traduttrice. In queste settimane di guerra so che hai pianto tanto, hai gridato e forse hai maledetto. Hai pregato e sperato. Hai organizzato fughe e poi desistito. Tutto questo senza mai scordarti della mia mamma, senza dimenticare un pentolino sul gas o lasciare un vetro sporco. Hai visto la tua gente morire, la tua patria bruciare e mai ti sei dimenticata di alzarti presto, per far trovare la colazione pronta accompagnata da un “Buongiorno”, forse pronunciato un poco più a bassa voce ma sempre presente.
Ti ho chiesto molte volte cosa avrei potuto fare per te e tu mi hai solo detto: “Cosa vuoi fare? Grazie per avermelo chiesto.” Ti ho abbracciata forte e tu hai restituito quel gesto, asciugando in fretta le lacrime dagli occhi, prima che scendessero, perché lo so, per te, far vedere il pianto è una “cosa che non si fa”.
Non ho parole Lidjia cara, non so che dire di fronte all’assurdità della guerra che sta devastando il tuo paese ed uccidendo la tua gente. Solo ancora una volta “Grazie” per tutto l’amore che dai alla mia mamma e magari anche “Scusa” perché il mondo è proprio sbagliato questa volta.
Ti voglio bene,
Anna