Amici del festival
Caro Sport… Matteo Caccia interpreta le parole di un Campione del mondo

Daniele Cassioli è uno degli sportivi che, in occasione dell’edizione del Festival delle lettere dedicata al cambiamento, ha scelto di raccontarsi e condividere la sua storia con gli amanti della scrittura epistolare.
Daniele scrive allo sport: passione, valvola di sfogo e professione, che lo ha aiutato a scoprire il mondo pur se privato della vista fin dalla nascita. Ad emozionare il pubblico del Festival con l’interpretazione del pluricampione del mondo di sci nautico è stato Matteo Caccia.
Caro sport,
ho deciso di scriverti come si fa con un amico.
Sei un dono a vantaggio degli umani perché possano dimostrare il proprio valore. Come la musica o l’arte, sei un’ancora di salvezza che permette a tutti noi di elevarci, esaltarci e lasciare qualcosa a chi poi verrà.
Tu, caro sport, sei la dimostrazione che il bene c’è. Sei la manifestazione più vera del fatto che l’uomo, se vuole, sa essere straordinario.
Ti conosco da tantissimo tempo, già poco dopo essere nato ho iniziato a nutrirmi di te: mi arrampicavo sugli alberi, per mano a qualche bambino inseguivo i nostri compagni, facevo gli scivoli e andavo sull’altalena.
Dopo averti conosciuto sotto forma di gioco ho voluto approfondire il nostro rapporto e ho iniziato a nuotare. In acqua mi sentivo più protetto e gli ostacoli non rappresentavano più una paura.
Poi mi sono spostato al karate e, a 9 anni, ho conosciuto lo sci.
Non ti ho detto che sono cieco dalla nascita e una delle più profonde crisi che ebbi da piccolo fu perché non potevo giocare a pallone con i miei amici. Da subito mi hai messo di fronte a ciò che sono, senza impedirmi di conoscerti: tiravo le punizioni, i calci di rigore… Tutto ciò che si potesse battere da fermo era mio.
Quando questo tipo di forma che ti rappresenta non mi è più bastata, ho iniziato la mia avventura sugli sci. Prima quello alpino dove chi non vede ha una guida che ti indica dove andare.
Qualche mese dopo, una mia amica mi ha presentato lo sci nautico.
Lo chiamano sport individuale ma di individuale c’è solo il momento della competizione. Allenamenti e trasferte si fanno tutti insieme. È lì che ho imparato come smontare una carrozzina, è lì che ho toccato le prime protesi dentro ai jeans dei miei compagni negli spogliatoi e, sempre nelle trasferte, ho imparato ad allacciare i bottoni anche a chi mi stava di fronte, ai miei colleghi che hanno una sola mano o magari nemmeno quella! Queste esperienze mi hanno insegnato che tu valuti la parte piena del bicchiere di ognuno di noi, quella che spesso ci dimentichiamo di avere.
Spesso le persone mi chiamavano per le mie mancanze e quando passavo si dicevano sotto voce: “Guarda, quello non ci vede”. Tu questo non l’hai mai fatto! Mi hai teso la mano.
Insieme abbiamo vinto 22 titoli mondiali e 20 europei. E il nostro rapporto di fratellanza non è ancora finito! Anche un “difetto” come la cecità, grazie a te, è stato ridimensionato. Adesso, i due che parlavano a bassa voce si dicono: “Guarda, quello è il campione del mondo di sci nautico!”.
Mi hai regalato autostima, amici, conoscenza e capacità di rispettare le regole, dolori, gioie e tanta consapevolezza. Ti sei fatto ascoltare.
Ti ho sentito nel suono della pallina da tennis colpita prima da uno e poi dall’altro giocatore. Quella di Sampras e Agassi. Ti ho sentito nei rimbalzi del pallone sul parquet o sul ferro nell’anno della stella di Varese e dell’Europeo azzurro. Mi sei stato accanto con il rombo dei motori della grande Ferrari o della moto di Valentino, con i cori del 2006 e mi hai regalato un quarto di secolo di Francesco Totti che, per un romanista come me, sono stati oro! Insomma, la mia vita è da sempre piena di te: rumori, emozioni, sudore, ricordi. Di te mi sono sporcato le mani, con te mi sono sbucciato le ginocchia e grazie al tuo aiuto mi sono gustato fino in fondo la vita.
Sei una medicina sana, di quelle che non hanno effetti collaterali!
Per questo, caro sport, ti ringrazio e ti abbraccio con tutta la forza che ho.
Sei un amico, un fratello, un salvatore.
Ti amo con tutto il cuore.
Daniele.
Amici del festival
Antonio Cornacchione legge la lettera che accorcia le distanze e celebra il sogno di tanti ragazzi.

Antonio Cornacchione ha portato sul palco della Casa delle Arti le emozioni racchiuse nella lettera di Martina Dei Cas, vincitrice del premio speciale Writing the distance.
Con la sua lettera Martina ha dato voce a milioni di bambini e ragazzi che a causa della guerra si vedono negato il diritto all’istruzione, giovani a cui “non servono scuole belle come castelli, ma adulti coraggiosi, che ci aiutino ad imparare anche nelle circostanze più avverse. Perché tu, cara scuola, non sei un luogo. Ma un sogno fragile. L’unico capace di cambiare in maniera durevole il destino di popoli e Paesi”.
Per leggere la lettera, clicca qui.
Amici del festival
Max Pisu: comico, attore e papà legge la migliore Lettera Under 14

Fa sorridere ma anche riflettere la lettera vincitrice della categoria Under 14.
Proprio come il suo interprete: Max Pisu, attore e comico che riesce sempre a unire l’ironia a un racconto puntuale e critico della quotidianità, che ha dato voce al racconto di Matilde Mezzetti.
La vincitrice della categoria riservata ai più giovani ha raccontato la sua esperienza durante il periodo di didattica a distanza con spontaneità e simpatia, senza nascondere il senso di smarrimento dato dalla chiusura della scuola e il desiderio di riabbracciare i propri cari e ritrovare una certa “normalità”. Il testo della lettera è disponibile qui.
Amici del festival
Valerio Bongiorno interpreta la Lettera d’oro 2020/21

È di un’insegnante di Fossalta di Portogruaro, Laura Musso, la lettera che vince l’edizione 2020/2021 del Festival. A dare voce a questo ironico racconto del percorso scolastico della protagonista, dalla scuola elementare fino alla vita da docente, l’attore e operatore teatrale Valerio Bongiorno.
Clicca qui per leggere il testo della Lettera d’oro 2020/21
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