Edizione 2023
Carlo Gabardini interpreta la lettera vincitrice del Premio alla libertà
Ogni anno il Festival delle lettere assegna il Premio speciale alla libertà in memoria di Ettore Carminati. Per questa XVII edizione il riconoscimento è stato assegnato a Bruno Bianco autore di uno scritto ironico ma allo stesso tempo molto serio sull’importanza della memoria, del ricordo e degli insegnamenti del passato per non ripetere gli errori commessi e difendere valori come appunto, la libertà. A leggere il testo che riportiamo di seguito è stato l’attore e comico Carlo Gabardini.
Egregio Signor Presidente della Repubblica,
con la presente mi rivolgo alla Sua persona e all’Istituzione che Lei rappresenta per sottoporLe un mio personale problema.
Sono un imprenditore di 65 anni che vive nella campagna del Monferrato astigiano. Deve sapere che poco meno di 3 anni fa sono inciampato su un gradino e cadendo ho sbattuto la testa; niente rotture, ma la botta mi ha lasciato un la perdita completa della memoria. Sì, signor Presidente; dalla mia testa sono scomparsi tutti i ricordi di una vita.
Negli anni passati ho presentato svariati ricorsi; ho assoldato gli avvocati più famosi, ho portato relazioni fatte da luminari di fama internazionale, ma non ho trovato nessun giudice con il coraggio di darmi ragione.
Adesso, signor Presidente, io mi rivolgo a Lei. Io chiedo, esigo e pretendo che mi sia riconosciuta una malattia invalidante tale da assegnarmi lo status di persona diversamente abile. Un handicappato, signor Presidente. È quello che sono e tutti lo devono sapere. Voglio la pensione, le agevolazioni fiscali e il parcheggio negli stalli riservati. Non è per soldi che non mi mancano; quello che voglio è un trattamento equo rispetto a quelli che hanno problemi come li ho io; a qualcuno manca l’uso delle gambe e ad altri la vista. A me manca la memoria.
Lei non ha idea di cosa significhi non aver nessun ricordo da raccontare. Sono condannato al silenzio delle cose importanti; posso chiacchierare, discutere e urlare su qualunque argomento futile e insignificante, ma non posso parlare dell’unico argomento importante che è il mio passato. Questa è il mio handicap, signor Presidente, e Lei non abbia la paura che hanno avuto gli altri. Ci vuole coraggio per riconoscere il mio handicap, perché vuol dire ammettere che il nostro è un paese di handicappati.
Siamo un popolo che ha smarrito la memoria; abbiamo esaurito il desiderio di libertà perché abbiamo dimenticato la dittatura, abbiamo smesso di dare valore alla terra perché non sappiamo più cos’è la fame e vogliamo vivere connessi di tecnologia perché non ci ricordiamo come eravamo connessi quando la domenica mattina stavamo insieme nelle piazze.
Almeno Lei, signor Presidente, riconosca la mia menomazione; sono certo che la crescita di un popolo si misuri nella capacità di riconoscere i propri handicap e ammettere di esserne portatori. Lo deve fare per me e per chi è convinto di meritare questo riconoscimento.
Con stima e rispetto.
Un suo semplice concittadino.