Amici del festival
Annagaia Marchioro libera le emozioni di Lettera dal carcere
Lettera da Carcere è la categoria fuori concorso che offre ai detenuti e alle loro emozioni una via di fuga dalla propria quotidianità, la possibilità di affidare i propri pensieri e le proprie storie alla carta e all’inchiostro.
In occasione dello spettacolo conclusivo della XIV edizione del Festival è stata Annagaia Marchioro ad interpretare, con la sua voce vivace e avvolgente, la lettera di Gloria B., vincitrice di questa speciale sezione.
Caro Carcere,
mai avrei pensato di definirti così. E non sempre è così, ma mi rendo conto che se non ci fosse stato questo stand-by nella mia vita probabilmente ora di caro non avrei più nulla.
In queste quattro mura rivedi tutta la tua vita in un grande flashback di quello che eri, sei stata e ora sei e prendi consapevolezza di aver sbagliato tutto e che forse l’unico vero giorno fortunato è stato quando, ammanettata, sei stata sbattuta in una celletta della questura per poi essere portata in carcere. Niente droga e telefono, frastornata e spaventata perché non sai quello che sarà di te. Passano lentamente i primi giorni e non realizzi, non ci credi “SONO IN GALERA? STO DORMENDO? È SOLO UN INCUBO!”. Invece no, passano i mesi, inizi a capire che non sei più a casa tua a far quello che vuoi, quando vuoi, ma ci sono delle regole, orari e soprattutto agenti, che come ti possono dare ti possono togliere.
E da qui incominci a capire: a cosa servono le regole, cos’è il rispetto. Cresci un’altra volta, senza la mammina e il papà che ti coccolano nella tua cameretta sempre riordinata da qualcun altro. Cresci perché devi farlo, devi vivere e condividere il poco che hai con persone che non hai scelto e che non ti hanno scelto. Impari a mangiare quello che ti viene servito, altrimenti nulla, impari ad apprezzare e ringraziare per il piatto di pasta che solo qualche mese prima per qualche motivo stupido avevi disprezzato e buttato via.
Ripensi a tutti i soldi buttati via nei bar, nella droga, soldi che ora avresti per pagare un avvocato o un pacco di caffè. Ringrazi per il mese in cui ti viene dato un lavoro e non dovrai gravare sulle spalle del tuo compagno o di tuo padre per pagare economicamente una piccola parte del tuo reato. E intanto rimpiangi il lavoro sicuro che avevi prima di metterti in mezzo alla strada a vendere “merda” alla gente, quella stessa “merda” che si è impossessata della tua vita.
Da un giorno all’altro ti trovi nudo, inerme, privo di tutto. Tu con la tua coscienza, con i tuoi errori che ti soffocano tutto il giorno, con la domanda “PERCHÉ”, che non ti fa dormire la notte. Claustrofobia, ipocondria. Stai male e puoi, anzi devi, prendertela solo con te stessa.
Non esistono “scuse” in carcere, non esiste “ma”, in carcere esisti solo tu contro tutti i tuoi demoni. E piano piano prendi consapevolezza, con l’aiuto di una concellina a cui ti sei affezionata, di un’assistente autoritaria che però ti ascolta, di dottori, di assistenti sociali, psicologi, persone che ti fanno vedere quello che non eri capace di vedere prima. Stai male e soffri, ma soffri per le tue scelte e stai male perché prendi consapevolezza che, oltre a te stessa, sai d’aver fatto male anche alle persone che ami. E nonostante la delusione che hai dato loro si presentano sempre ai tuoi colloqui, ti mettono le tue brioches preferite nel pacco e ti fanno sentire amata nonostante tutto.
Caro Carcere, grazie per avermi aperto gli occhi, anche se per te di lacrime ne ho versate tante, davvero tante. Grazie per avermi fatto vedere la “persona” che ero diventata e per avermi ridato la possibilità di riscattarmi, di ricominciare. Grazie per avermi dato la possibilità di rinascere un’altra volta.
Ma adesso tocca a me!
Gloria
Amici del festival
Antonio Cornacchione legge la lettera che accorcia le distanze e celebra il sogno di tanti ragazzi.

Antonio Cornacchione ha portato sul palco della Casa delle Arti le emozioni racchiuse nella lettera di Martina Dei Cas, vincitrice del premio speciale Writing the distance.
Con la sua lettera Martina ha dato voce a milioni di bambini e ragazzi che a causa della guerra si vedono negato il diritto all’istruzione, giovani a cui “non servono scuole belle come castelli, ma adulti coraggiosi, che ci aiutino ad imparare anche nelle circostanze più avverse. Perché tu, cara scuola, non sei un luogo. Ma un sogno fragile. L’unico capace di cambiare in maniera durevole il destino di popoli e Paesi”.
Per leggere la lettera, clicca qui.
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Max Pisu: comico, attore e papà legge la migliore Lettera Under 14

Fa sorridere ma anche riflettere la lettera vincitrice della categoria Under 14.
Proprio come il suo interprete: Max Pisu, attore e comico che riesce sempre a unire l’ironia a un racconto puntuale e critico della quotidianità, che ha dato voce al racconto di Matilde Mezzetti.
La vincitrice della categoria riservata ai più giovani ha raccontato la sua esperienza durante il periodo di didattica a distanza con spontaneità e simpatia, senza nascondere il senso di smarrimento dato dalla chiusura della scuola e il desiderio di riabbracciare i propri cari e ritrovare una certa “normalità”. Il testo della lettera è disponibile qui.
Amici del festival
Valerio Bongiorno interpreta la Lettera d’oro 2020/21

È di un’insegnante di Fossalta di Portogruaro, Laura Musso, la lettera che vince l’edizione 2020/2021 del Festival. A dare voce a questo ironico racconto del percorso scolastico della protagonista, dalla scuola elementare fino alla vita da docente, l’attore e operatore teatrale Valerio Bongiorno.
Clicca qui per leggere il testo della Lettera d’oro 2020/21
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